‘Ndrangheta, duro colpo per i clan di Gioia Tauro
La lotta alla piovra della criminalità organizzata dà ogni giorno nuovi frutti. Se appena pochi giorni fa in Sicilia è stata arrestata la sorella di Matteo Messina Denaro, dall’altra parte dello Stretto un duro colpo è stato inflitto questa mattina a due clan della ‘Ndrangheta. Si tratta dei due sodalizi criminali Piromalli e Molé, appena pochi anni fa in guerra tra loro ma riappacificatisi per mantenere il controllo del territorio. Emblematicamente i due clan si erano accordati nel dicembre 2020, nel corso di una riunione avvenuta nel cimitero locale.
Tra le tombe i criminali concordavano i rispettivi ambiti e zone d’influenza. Un Risiko mafioso, incurante persino delle violenze reciproche. Nel 2008 si sospettava infatti che dietro l’omicidio di Rocco Molé vi fossero proprio i Piromalli. Molè e Piromalli, amici e nemici a seconda dei diversi equilibri sul campo, vedono peraltro diversi esponenti delle due famiglie imparentati tra loro, rendendo particolarmente complesse le dinamiche degli alterni scontri e riavvicinamenti.
Scattata l’operazione Hybris
Gioia Tauro rappresenta uno degli scali più conosciuti dell’Italia meridionale. Potrebbe servire da volàno per l’economia del Sud continentale ma è afflitto da una carenza logistica nel proprio retroterra e dalle metastasi mafiose che contendono allo Stato il controllo dell’area. Questa mattina i Carabinieri hanno effettuato il blitz che ha portato all’arresto di 49 persone, per un totale di 59 soggetti indagati. Tra questi anche un sacerdote, don Giovanni Madafferi, parroco della chiesa “Santa Maria Assunta” di Castellace. Questi aveva prodotto documenti testimonianti il falso per far ottenere l’affidamento in prova a uno dei membri del clan.
Il finanziere, Salvatore Tosto, è indagato insieme alla moglie per aver rivelato a un esponente (presunto) del clan Piromalli l’esistenza di un’indagine ai loro danni. Il blitz coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria rappresenta un duro colpo per le cosche locali. Si rincorrono del resto gli arresti di latitanti fuggiti all’estero da anni (solo nelle ultime settimane è stato arrestato in Francia un killer ‘ndranghetista, mentre in Indonesia era finito in manette un noto trafficante), a riprova di uno Stato che non molla la presa e non vuole lasciare impuniti i tentacoli della piovra mafiosa.