Edgardo Greco nel 1991 aveva ucciso i fratelli Stefano e Giuseppe Bartolomeo. Il doppio omicidio era avvenuto in una pescheria di Cosenza, dove Greco aveva preso a sprangate le due vittime. L’efferata esecuzione faceva parte di una più ampia resa dei conti tra i clan cosentini. Condannato all’ergastolo nel 2014, Edgardo Greco era latitante in Francia. I corpi delle vittime non sono mai stati ritrovati.
Arrestato a Saint-Ètienne
Erano tre anni che Edgardo Greco, protagonista delle faide malavitose calabresi d’inizio anni Novanta, faceva il pizzaiolo in un locale di Saint-Ètienne. L’arresto è stato condotto dalla polizia francese, grazie alle indagini portate avanti dai Carabinieri all’interno del progetto I-Can (Interpol cooperation against ‘ndrangheta.
La collaborazione tra Paesi diversi si conferma così una modalità fondamentale per contrastare organizzazioni sempre più transnazionali. Di tutte le mafie provenienti dall’Italia, infatti, quella calabrese è ad oggi la più pericolosa. Per questo occorre uno scambio continuo d’informazioni tra le diverse polizie del globo.
Le parole del ministro Piantedosi
Soddisfatto il ministero dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha elogiato l’operato degli inquirenti: “Incessante l’attività delle forze dell’ordine, impegnate silenziosamente giorno dopo giorno, in Italia e all’estero, in un lavoro continuo a presidio della sicurezza dei cittadini”.
Piantedosi ha quindi espresso “Grande soddisfazione per questa importante operazione realizzata anche grazie alle importanti sinergie sviluppate nell’ambito di una rete di cooperazione internazionale fra le forze di polizia. Proseguono gli arresti di pericolosi latitanti a dimostrazione che la forte azione di contrasto dello Stato contro ogni forma di criminalità organizzata non subisce mai battute d’arresto, e procederà sempre determinata”.
Carcere duro, sì o no?
Significativo che tale arresto sia avvenuto poche settimane dopo quello, ben più rilevante, di Matteo Messina Denaro e nel corso di un dibattito accesissimo in merito al caso Cospito e all’utilità del 41 bis. Il governo afferma di voler continuare sulla strada della fermezza. Meloni ha dichiarato di non voler accettare i ricatti di criminalità organizzata e organizzazioni eversive.
Su posizioni diverse l’opposizione. Andrea Orlando il 30 gennaio twittava chiedendo di revocare il carcere duro per l’anarchico Alfredo Cospito. Il giorno successivo, Debora Serracchiani dichiarava al contrario di non aver “mai messo in dubbio il 41bis” e di non aver mai dubitato delle decisioni prese sul caso Cospito dalla Magistratura. Una posizione spinosa, dunque, che vede l’opposizione combattuta sul mantenimento o meno del carcere duro, quantomeno in casi specifici. Un cortocircuito evidenziato anche da Marco Travaglio, il quale ha definito Cospito il “classico detenuto da 41bis”, chiedendo provocatoriamente come si comporterebbe via del Nazareno qualora a scioperare fosse, invece di un anarchico, Matteo Messina Denaro.
L’arresto dei latitanti di lunga data rappresenta il simbolo della vittoria dello Stato. Anche se dopo molto tempo un mafioso, possiamo starne certi, finirà per scontare la pena dovuta. Gli strumenti ideati da Falcone e Borsellino non possono essere archiviati per una sterile onda emotiva. Al contrario dimostrano che si è sulla strada giusta per infliggere colpi pesantissimi alla piovra mafiosa.
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