Il sindaco di New York, Eric Adams, ha annunciato l’apertura entro il prossimo aprile di un nuovo centro di accoglienza per migranti, attivo 24 ore su 24 e sette giorni su sette. Non specificando però dove.
Un progetto di accoglienza e di inserimento sociale che prevede, in collaborazione con SUNY Sullivan, oltre agli alloggi anche corsi di formazione per facilitare loro l’ingresso nel mondo del lavoro. L’obiettivo è consentire ai migranti una repentina autosufficienza.
L’annuncio, che rientra in un progetto più ampio ribattezzato “The Road Forward: Blueprint to Address New York City’s Response to the Asylum Seeker Crisis” , è finalizzato a dare risposte alla crisi umanitaria legata al flusso inarrestabile di migranti provenienti dal Sud America.
Il numero di richiedenti asilo arrivati a New York City dallo scorso aprile ha superato i 50.000, di cui più di 30.000 attualmente affidati alle cure della città. Una emergenza che ha costretto il sindaco a trovare soluzioni immediate per dare risposte concrete. Il primo cittadino, difatti, ieri ha annunciato che creerà un ufficio ad hoc per assicurare alloggio, cure, assistenza sanitaria e formazione ai nuovi cittadini. Particolare attenzione per i minori ,che saranno inseriti nelle scuole pubbliche, supportati da psicologi e insegnanti di sostegno per l’apprendimento della nuova lingua, l’inglese.
E se l’accoglienza è anche il rispetto del culto religioso, Adams ha annunciato la costruzione di nuovi luoghi di culto dedicati ai migranti. Nel mirino delle nuove politiche sociali newyorkesi rientrano peraltro anche i trasferimenti da Port Autority ai Centri di accoglienza, “saranno rafforzati e coordinati dal Municipio”.
“Nell’ultimo anno, New York City ha affrontato una crisi umanitaria senza precedenti”, ha affermato il sindaco Adams. “Sono orgoglioso di annunciare “The Road Forward”, il nostro progetto per affrontare la crisi dei richiedenti asilo e delineare il lavoro che ci attende. I newyorkesi sanno che il richiedente asilo di oggi è il cittadino, il leader e l’innovatore di domani, e sono orgoglioso che New York City stia aprendo la strada, trasformando una crisi in un’opportunità di progresso per l’intero Paese”.
La crisi umanitaria, i numeri
E’ quasi la fine del 2022 quando il sindaco Adam dichiara lo stato d’emergenza. Nel giro di pochi mesi, da aprile a fine anno, più di 30 mila persone hanno raggiunto New York in autobus, partendo soprattutto dal Texas, Arizona e Florida (https://www.italiareportusa.com/ultimissime/emergenza-migrantila-florida-come-litalia ); 16mila di questi sono rimasti in carico al sistema di accoglienza newyorkese e la maggior parte di loro provengono dal Venezuela. L’accoglienza del flusso migratorio costa alla città oltre 1 miliardo di dollari, ma non bastano, c’è ancora troppa gente nei campi profughi e per strada.
La crisi ai confini
La crisi record ovviamente si registra ai confini con il Messico e la Florida, i due Stati primo approdo al sogno americano. Se nell’anno fiscale 2021 (da fine settembre 2020 a inizio ottobre 2021) i migranti intercettati erano stati più di 1,7 milioni, nel 2022 sono stati oltre 2,4 milioni, il 90 per cento dei quali provenienti dall’America latina. Inoltre, l’anno fiscale 2023, iniziato a ottobre, ha già visto più di 500.000 migranti fermati al confine in appena due mesi, a dimostrazione che si attende un nuovo record.
Il governo Biden, che in campagna elettorale aveva annunciato “porte aperte agli emigranti che scappano dai governi oppressori” ha dovuto fare un passo indietro per arginare l’ondata di uomini ,donne e bambini sudamericani.
Nonostante gli appelli della vice presidente Kamala alle popolazioni del Sud – ‘Non partite”- milioni di persone si sono messe in cammino verso la libertà. A distanza di due anni, con centinaia di migliaia di adulti e minori accalcati alle frontiere, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato – a dicembre scorso – nuove restrizioni ai flussi migratori, estendendo il cosiddetto “Titolo 42” ma aprendo, al contempo, corridoi per l’ingresso regolare di 30 mila migranti al mese provenienti da Cuba, Nicaragua, Haiti e Venezuela. I 30 mila migranti provenienti dall’America centrale e dal Venezuela potranno entrare negli Usa a patto che abbiano uno sponsor all’interno del Paese. Coloro che invece cercheranno di violare irregolarmente il confine rischieranno l’immediato respingimento in Messico, come previsto dal “Titolo 42” entrato in vigore sotto l’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump, come misura di precauzione sanitaria.