Chewy, un procione da Beat Generation
Di storie assurde e improbabili se ne sentono quasi tutti i giorni. Quanto accaduto a Springfield, in Ohio, tuttavia, le batte probabilmente tutte. Lunedì, infatti, degli agenti di polizia hanno effettuato un fermo nei confronti di una donna, la 55enne Victoria Vidal, su cui pendeva un mandato di cattura per droga e la sospensione della patente di guida. Fino a qui “tutto normale” verrebbe da dire. Assurdo è semmai quello che ha visto subito dopo (e che è stato ripreso dalla sua bodycam) Austin Branham. Nell’auto della donna, infatti, sul sedile del conducente un procione teneva tra le zampe una pipa di vetro per metanfetamina, mettendosela anche in bocca.
Chewy, questo il nome del simpatico “bandito”, ha involontariamente fatto scoprire ai poliziotti che nell’auto si trovavano ingenti quantità di metanfetamina e di crack. Appena gli uomini hanno tolto lo strumento dalle grinfie di Chewy, il procione per tutta risposta ne ha tirato fuori un altro. È proprio vero, insomma, che le dipendenze sono una brutta bestia.
Mai generalizzare: non tutti i procioni spacciano metanfetamina
“Il procione ha la sua pipa da metanfetamine – scherza il poliziotto ripreso dalla bodycam – Ora abbiamo una prova”.
Chewy è stato messo in un trasportino, con le forze dell’ordine che hanno poi contattato il Dipartimento delle risorse naturali dell’Ohio affinché al simpatico animale venissero prestate le cure necessarie.
“Sebbene i nostri agenti siano addestrati ad aspettarsi l’inaspettato – si legge in un post pubblicato sui social dalla polizia di Springfield Township – trovare un procione con in mano una pipa di metanfetamine è una novità!”.
Ora resterà da capire se il procione possedesse droga per uso personale o se fosse invece coinvolto in qualche traffico di stupefacenti (si scherza ovviamente).
Non sappiamo se gli errori del procione siano imputabili solo a lui. Forse non è del tutto esente da colpe la società in cui viviamo, così indifferente e priva di punti di riferimento. Non possiamo neanche sapere se vi siano state mancanze da parte della famiglia o se la responsabilità sia integralmente di Chewy.
Una cosa, però, pensiamo di poterla dire. Le colpe di un singolo procione non possono ricadere su tutti. Certo, è vero che l’altro nome del procione, ossia orsetto lavatore, potrebbe prefigurare il reato di riciclaggio. Anche la caratteristica “maschera” intorno agli occhi può essere utilizzata dai detrattori per bollare questa specie come eminentemente criminale. Speriamo però che alla fine prevalga la lucidità e che quanto accaduto non diventi una scusa per demonizzare ogni esemplare di Procyon lotor esistente. Questo non possiamo accettarlo.