Il ritorno del rischio shutdown
Con il voto di ieri, mercoledì 15 novembre, il Congresso americano ha impedito (nuovamente) il blocco ai finanziamenti delle attività di governo con una misura tampone, concedendo alle camere altro tempo per discutere la legge di bilancio all’inizio dell’anno prossimo.
La proposta che ha raccolto il sostegno di Camera e Senato è ora sulla scrivania del presidente Biden, che dovrà firmarla entro la mezzanotte di venerdì 17 novembre, per evitare che quasi 2 milioni di dipendenti pubblici americani vengano costretti a prendersi una pausa dal lavoro senza retribuzione, con conseguenze devastanti per l’economia nazionale.
L’ultimo shutdown ha avuto luogo nel corso dell’amministrazione Trump ed è durato 25 giorni, dal 22 dicembre 2018 al 29 gennaio 2019. La chiusura parziale che ne è conseguita era costata all’economia americana circa 11 miliardi di dollari in totale.
Quella in fase di conferma è la seconda proroga del bilancio 2023 dopo quella approvata il 30 settembre che è costata il licenziamento all’allora presidente della Camera, Kevin McCarthy. Lo speaker repubblicano era stato sfiduciato da una rara motion to vacate per aver raggiunto un accorto con i democratici per evitare lo shutdown approvando una misura che non incontrava il favore dei repubblicani più conservatori.
Il voto della Camera
Lo scorso martedì il neo eletto speaker della Camera Mike Johnson ha messo ai voti il provvedimento proposto tre giorni prima, che schiva lo shutdown finanziando le attività governative per due mesi. La misura proposta da Johnson è articolata in due tappe, e prevede che per alcune agenzie e programmi i fondi vengano rinnovati fino al 19 gennaio, mentre per altre fino al 2 febbraio, concedendo ai deputati il tempo di discutere in anticipo la scadenza per approvare il bilancio per l’anno fiscale 2024.
Alla Camera la misura è passata 336 voti contro 95 contrari, 2 dei quali democratici e 93 repubblicani. I colleghi di partito di Johnson che hanno votato a sfavore rappresentano ben il 42% dell’aula, a indicare che sono ancora i contrari al fatto che la proposta non contenga i tanto augurati tagli drastici alla spesa pubblica. L’estensione del bilancio ha invece incontrato il favore quasi unanime dei democratici proprio perché prevede il finanziamento di numerosi programmi governativi.
Scongiurato solo per ora lo shutdown
È ovvio che la proposta rappresenta una soluzione solo temporanea e di urgenza per scampare lo shutdown, mentre un accordo di lunga durata necessita di intensi negoziati per discutere eventuali tagli. Si rinnova quindi questa sorta di mini-bilancio della durata di due mesi, al termine dei quali il Congresso dovrà ricominciare da capo per elaborare una proposta di bilancio – lavoro che, come si è visto a settembre, può rappresentare un grosso rischio politico oltre che finanziario.
Il voto del Senato
Nella giornata di ieri, mercoledì 15 novembre, il Senato a maggioranza democratica ha confermato la decisione della Camera approvando a larga maggioranza il rifinanziamento delle attività di governo sino all’inizio del prossimo anno. Nella camera alta, nonostante la novità del progetto a due fasi, la proposta dello speaker Johnson ha incassato 87 voti favorevoli e 11 contrari. Già prima del voto, i leader del Senato avevano dichiarato il proprio sostegno alla proposta.
“Sia io che McConnell vogliamo evitare uno shutdown – aveva detto lunedì Chuck Schumer, leader della maggioranza democratica riferendosi al leader della minoranza repubblicana – e vogliamo farlo prima della mezzanotte di venerdì. Sappiamo che il Senato ha molte regole complesse, ma stiamo lavorando insieme da ieri per poterlo fare al più presto possibile“.
Il No ad una misura omnibus
La stessa urgenza era stata manifestata nei giorni precedenti dai repubblicani di Camera e Senato, che pur volendo evitare lo shutdown prima del ponte del Ringraziamento della prossima settimana, avevano avvertito che non avrebbero mai approvato un pacchetto di spesa “omnibus“. È infatti diventata una consuetudine a Washington passare proposte simili prima di Natale e del Nuovo anno.
L’ala conservatrice del Partito repubblicano, guidata dal deputato Chip Roy, non ha ottenuto l’inserimento nel provvedimento dei consistenti tagli alla spesa pubblica che il GOP chiede, quindi la proposta si limita a congelare gli attuali livelli di spesa per altri due mesi. Il presidente Biden ha già annunciato che il disegno di legge è pronto per essere firmato. In questo modo, almeno fino a metà gennaio, i programmi governativi relativi al welfare civile e militare, agli affari dei veterani, all’agricoltura, ai trasporti, all’edilizia residenziale, all’urbanistica e a energia e acqua potabile sono in salvo.