By Cristiano Degni
La riforma costituzionale del governo Meloni
In Italia il tema ricorrente delle riforme costituzionali è tornato al centro del dibattito politico con la proposta del governo Meloni di un premierato elettivo. Il governo di centro destra che vede per la prima volta nella storia politica italiana, presidente del Consiglio una donna, intende portare avanti l’agenda politica presentata durante la campagna elettorale e per la quale ha ricevuto il consenso degli elettori.
La proposta di riforma costituzionale prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio e un sostanziale rafforzamento dei suoi poteri per dare al Paese quella stabilità di governo che certamente non caratterizza l’Italia.
Il governo di Giorgia Meloni intende introdurre una serie di modifiche significative all’assetto istituzionale italiano, che interessano sia la snellezza dei procedimenti che la migliore governabilità del Paese. Il cuore della riforma Meloni è l’introduzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri, che diventa il vero motore dello Stato.
Elezione diretta del presidente del Consiglio
La riforma prevede che il presidente del Consiglio sia eletto direttamente dai cittadini, contestualmente alle elezioni politiche per il rinnovo di Camera e Senato. Il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti è eletto presidente del Consiglio. In caso di mancato raggiungimento della maggioranza assoluta, si procede a un ballottaggio tra i due candidati più votati come già accade in tema di elezioni amministrative nei Comini dove si elegge il Sindaco e che hanno più di 15 mila abitanti.
Il presidente del Consiglio così eletto ha un mandato di cinque anni, coincidente con la legislatura. Può essere sfiduciato dalla Camera dei Deputati con una mozione di sfiducia motivata, approvata a maggioranza assoluta dei suoi componenti.
Abolizione dei senatori a vita
La riforma abolisce la figura dei senatori a vita, che vengono sostituiti da un numero di senatori eletti con un sistema maggioritario a turno unico. Il numero dei senatori eletti in questo modo è pari a un terzo del totale dei senatori mentre per gli altri rimane in piedi il sistema proporzionale.
Norma “anti-ribaltone”
La riforma introduce una norma “anti-ribaltone” che impedisce al presidente della Repubblica di sciogliere le Camere se il governo è in carica e ha ottenuto la fiducia del Parlamento. La norma si applica per i primi due anni di legislatura.
Le critiche alla riforma costituzionale
La riforma Meloni è stata oggetto di forti critiche da parte dell’opposizione e degli esperti costituzionalisti. Le principali critiche riguardano il rafforzamento del potere del Presidente del Consiglio. La riforma conferisce al presidente del Consiglio, secondo gli oppositori politici ed alcuni tecnici, un potere eccessivo, che lo rende il vero capo dello Stato che sminuisce il ruolo del Presidente della Repubblica. .
Tra i passaggi criticati della ipotesi di riforma c’è anche la cosiddetta norma “anti-ribaltone” che tende a limitare il potere del Presidente della Repubblica di sciogliere le camere o condizionare la formazione di un nuovo Governo e secondo i contrari può ostacolare il funzionamento delle istituzioni.
Altra voce critica cade sull’abolizione dei senatori a vita che secondo questi priverebbe il Parlamento di una voce indipendente e autorevole. I Senatori a vita non sono membri elettivi e non rispondono a nessun raggruppamento politico. Sono innanzitutto i Capi dello Stato a cui è scaduto il mandato, che anche nella riforma Maleoni rimarrebbero in Senato a vita. Poi ci sono quelli nominati durante il suo settennato dal Presidente della Repubblica e scelti, di norma, tra le autorevoli personalità che hanno portato lustro alla nazione.
Le conseguenze della riforma
La riforma Meloni avrebbe un impatto significativo sull’assetto istituzionale italiano. L’introduzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio rafforza indubbiamente il potere esecutivo e riduce il ruolo del Parlamento. L’abolizione dei senatori a vita priva il Parlamento di una voce indipendente e l’introduzione della norma “anti-ribaltone” limita il potere del presidente della Repubblica. E’ ancora presto per dire quali saranno le conseguenze concrete della riforma. Tuttavia, è chiaro che si tratta di un progetto controverso che potrebbe avere un impatto significativo sulla vita politica italiana.
Perché se le critiche hanno ragioni forti è altrettanto fuori da ogni dubbio che il Governo uscirebbe con un potere più chiaro e più forte. Il presidente del Consiglio, eletto direttamente dai cittadini, avrà un potere maggiore per imporre la propria agenda politica mentre il Parlamento sarà meno in grado di controllare il governo e di esercitare la funzione di indirizzo politico.
La riforma potrebbe favorire la nascita di due blocchi politici contrapposti, uno a sostegno del governo e uno all’opposizione con quella polarizzazione che è stata tanto ricercata fino al decennio scorso.
È evidente che quello del governo Meloni è un progetto ambizioso che potrebbe avere un impatto significativo sulla vita politica italiana. Ma i precedenti italiani sulle ipotesi di riforma costituzionale fanno tremar ei polsi al giverno, di fatto potrebbe essere uno scoglio invalicabile per il govenro Meloni che se non dovesse passare in parlamento, dovrà superare la prova decisiva del referendum costituzionale.