Pandemia Covid: indagati Conte, Speranza e Fontana
La Procura di Bergamo chiude l’inchiesta per epidemia colposa indagando 19 persone: tra le più in vista l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’allora ministro della Sanità Roberto Speranza. Per la Regione Lombardia indagati il governatore Attilio Fontana e l’ex assessore Giulio Gallera. Tra le figure tecniche spiccano l’allora presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro e il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli. Spetterà al Gup decidere se l’indagine andrà archiviata oppure se partirà il processo per quanto successo all’inizio del 2020. Il fatto che siano indagati Conte, Speranza e Fontana, nomi cruciali di una stagione che rimarrà sempre impressa nella memoria collettiva, non potrà che catalizzare l’attenzione pubblica nei prossimi mesi.
Le accuse
Secondo la Procura di Bergamo, Conte e Speranza nei giorni drammatici tra il febbraio e il marzo 2020 avrebbero dovuto subito applicare, al contrario dell’incertezza mostrata all’inizio, il Piano pandemico stilato nel 2006 (che non era peraltro nemmeno aggiornato). Numerose inoltre le raccomandazioni ricevute negli anni da organizzazioni internazionali come l’OMS e la Pan American Health Organization. La stessa OMS il 31 gennaio 2020 definiva il Covid “un’emergenza internazionale di sanità pubblica”. Un monito dunque per i governi di tutto il mondo. Qualora si fosse applicato il Piano pandemico sarebbe stato possibile stabilire immediatamente quali codici Ateco avrebbero potuto continuare la loro attività e quali no. Esso avrebbe inoltre consentito di individuare i soggetti più idonei per riconvertire la propria produzione al fine di realizzare a prezzi calmierati gli stock di mascherine.
Silenziato un report dell’OMS
Secondo i pm a persuadere l’ex presidente del Consiglio e l’allora ministro a non attivare subito il Piano pandemico fu il presidente dell’ISS Brusaferro. Addirittura tramite i contatti tra Speranza e Ranieri Guerra, direttore vicario dell’OMS all’epoca dei fatti, fu possibile far ritirare un report della medesima organizzazione che denunciava proprio l’assenza di un Piano pandemico. Accuse pesanti quelle che partono dalla città orobica e che catalizzeranno il dibattito pubblico per molto tempo. I reati contestati ai diversi indagati variano da epidemia colposa a omicidio colposo, passando per il rifiuto d’atti d’ufficio.
La gestione pandemica della Regione Lombardia
Il governatore della Lombardia Attilio Fontana, riconfermato appena pochi giorni fa con una netta maggioranza, si è comprensibilmente detto basito dal fatto di aver appreso dai giornali la notizia. Si tratta di un male purtroppo atavico della giustizia italiana, su cui il governo ha da tempo detto di voler intervenire. L’accusa mossa al governatore è quella di aver omesso le necessarie misure di contenimento.
A Conte, come visto, viene contestato di non aver attuato il Piano pandemico nazionale. Specularmente Fontana viene accusato di aver fatto lo stesso con quello regionale. Un’errata gestione del contenimento viene imputata anche all’assessore al welfare Giulio Gallera. Secondo i giudici, Governo, Regione e CTS non si sarebbero mossi tempestivamente di fronte all’impennata dei contagi in Val Seriana. Questo nonostante fossero a conoscenza del pericolo che si stava correndo. Un’accusa che, secondo la perizia redatta da Andrea Crisanti, microbiologo eletto al Senato nei banchi del Partito Democratico, sarebbe costata la vita di oltre 4.000 persone. Migliaia di vite per un ritardo di appena pochi giorni.