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Caccia ai latitanti, arrestato a Bali un ricercato da 7 anni

Diversi arresti condotti in questi giorni dalle forze dell'ordine. Dalla Francia all'Indonesia, passando per la Sicilia, continua la caccia ai latitanti.

Redazione by Redazione
Febbraio 8, 2023
in Cronaca, Esteri, Ultimissime
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Caccia ai latitanti 'Ndrangheta
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  • Caccia ai latitanti, arrestato in Indonesia un ricercato dal 2016
  • Appena pochi giorni fa l’arresto in Francia di un latitante da 17 anni
  • Arrestati i fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro

Caccia ai latitanti, arrestato in Indonesia un ricercato dal 2016

Non si ferma la caccia ai latitanti appartenenti alla criminalità organizzata. Nei giorni scorsi è stato infatti arrestato all’aeroporto di Bali Antonio Strangio, ‘ndranghetista di 32 anni appartenente alla ‘ndrina di San Luca. Latitante dal 2016, Strangio si era rifugiato in Australia. Avendo ottenuto la cittadinanza del Paese oceanico non poteva essere estradato in Italia: gli inquirenti, tuttavia, non hanno abbandonato il caso, aspettando un momento propizio per assicurarlo alla giustizia.

Lo scorso 2 febbraio (la notizia però è diventata di dominio pubblico soltanto oggi) Strangio è stato arrestato all’aeroporto di Bali dalle forze dell’ordine indonesiane, su segnalazione dei Carabinieri italiani, nel quadro dell’International Cooperation Against ‘Ndrangheta (I-CAN). Il latitante era stato accusato di produzione e spaccio di stupefacenti nel corso dell’indagine “Eclissi 2”, portata avanti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. La prima operazione “Eclissi”, invece, aveva condotto nel 2015 all’arresto di 11 esponenti delle ‘ndrine di Vibo Valentia e Reggio Calabria.

Appena pochi giorni fa l’arresto in Francia di un latitante da 17 anni

Un arresto importante quello avvenuto a Bali, che segue di poche ore quello di un altro ‘ndranghetista, Edgardo Greco. Latitante dal 2006, Greco è stato arrestato a Saint-Étienne, dove viveva da tre anni e si era reinventato pizzaiolo. Autore di un doppio omicidio a Cosenza nel 1991 (aveva ucciso a sprangate, nel corso di una resa dei conti tra clan, due fratelli in una pescheria) anche Greco è stato arrestato grazie alla cooperazione internazionale dell’I-CAN, che si conferma uno strumento prezioso nel contrasto alla criminalità organizzata.

Arrestati i fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro

I latitanti, come sappiamo, non scappano tutti all’estero. Dopo l’illustre arresto di Matteo Messina Denaro è scesa la scure contro i fiancheggiatori del ricercato. Le forze dell’ordine hanno arrestato Alfonso Tumbarello, che ha curato per oltre due anni il latitante occultandone allo stesso tempo l’identità. L’accusa è quella di concorso esterno in associazione mafiosa e di falso ideologico.

Oltre a Tumbarello è finito nel mirino degli inquirenti anche Andrea Bonafede. Come è noto, questo è il nominativo utilizzato proprio da Messina Denaro nel corso della latitanza. Andrea Bonafede, però, non è un nome di fantasia ma è quello del nipote di un altro boss mafioso, Leonardo Bonafede. Omonimia vuole che il nipote del boss abbia un cugino con lo stesso nome: è questo Andrea Bonafede ad aver fatto da “postino” per Matteo Messina Denaro e da tramite tra lui e il medico Tumbarello.

La speranza è che si possano presto identificare e assicurare alla giustizia tutti i personaggi, principali e secondari, che hanno favorito la latitanza del super boss. Ad ogni modo un plauso va a chi quotidianamente lotta affinché la piovra mafiosa venga neutralizzata. La caccia ai latitanti è il simbolo dello Stato che vince.

 

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