Matteo Salvini si riprende la scena in un momento non facile per il governo, a causa della vicenda da rotocalco rosa in cui è rimasto invischiato il ministro della Cultura in quota FdI, Gennaro Sangiuliano. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ha scelto di concentrarsi sui temi concreti, riaprendo l’agenda politica cara non solo all’elettorato del Carroccio, ma a quello dell’intero centrodestra. Il mantra è: “Il sostegno al ceto medio è una priorità per questo governo”.
Al fianco dei pensionati
In un’intervista a Il Messaggero, il leader della Lega ha spiegato che si vuole “continuare a sostenere i pensionati con gli assegni bassi cercando di allargarne il più possibile la platea, per esempio ripetendo il meccanismo di redistribuzione dell’adeguamento all’inflazione”.
Un altro obiettivo è quello di “evitare ogni possibile peggioramento della situazione attuale, con pensioni più ritardate o penalizzazioni”. Entro la fine della legislatura Salvini vorrebbe onorare un vecchio impegno preso con la sua gente, fin dai tempi del disastroso governo tecnico guidato da Mario Monti: “Il superamento della legge Fornero, ingiusta, punitiva e squilibrata”.
Sostegno al ceto medio: flat tax e aumento degli stipendi
Per quanto riguarda il capitolo aiuti: “Il sostegno al ceto medio è una priorità per questo governo. Come ogni scelta che riguarda la manovra si tratta solamente di individuare la soluzione migliore per tagliare le tasse ai professionisti, ai lavoratori autonomi e ai tanti imprenditori, piccoli e grandi, che ogni giorno mandano avanti il Paese. Nessuna preclusione su alcuna misura: le decisioni matureranno in base alle risorse che avremo a disposizione”.
La Lega, ha continuato il ministro, ha un’idea ben chiara su come intervenire, stiamo ad esempio studiando la possibilità di estendere la flat tax al 15 per cento fino ai 100mila euro”.
C’è un punto su cui Matteo Salvini e i suoi andranno avanti a testa bassa: “Confermare l’aumento degli stipendi deciso l’anno scorso per più di 13 milioni di lavoratrici e lavoratori con reddito fino a 35.000 euro, circa 10 miliardi in più in busta paga con aumento fino a 100 euro al mese. Un intervento che ha aiutato tantissime famiglie”.
Fermezza su Ius Scholae e Autonomia Differenziata
Rispetto allo Ius Scholae, che sembra affascinare uno degli alleati di governo, la risposta è secca: “No, perché l’Italia ha già una buona legge che infatti consente al nostro Paese di attribuire un numero di cittadinanze più numeroso che in tutti gli altri Paesi europei, più di Germania, Francia e Spagna. Le cittadinanze facili non sono una priorità e non fanno parte del programma elettorale”.
Conclusioni riservate a Giorgia Meloni e alla Conferenza episcopale italiana. Chiaro il messaggio indirizzato alla premier sui Lep, che stanno provocando fibrillazioni all’interno del suo partito: “Possiamo attribuire alle regioni 23 competenze, di cui 9 non prevedono Lep. Per queste, è possibile avviare subito il confronto tra Parlamento, Governo e Regioni”.
Il vicepremier prova a rassicurare la Cei, critica sul cavallo di battaglia leghista dell’Autonomia Differenziata: “Conosce la nostra serietà: stiamo collaborando con il Vaticano in vista del Giubileo”.