Un approccio regionale per gestire i flussi migratori
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha suggerito oggi che per ridurre i flussi migratori irregolari è necessario passare da una cooperazione bilaterale a un approccio regionale strategico. Questo approccio, ha affermato il ministro, potrebbe portare a una effettiva diminuzione dei movimenti illegali. Piantedosi ha espresso tali opinioni all’inizio di una riunione al Viminale con i suoi omologhi Brahim Merad (Algeria), Imad Trabelsi (Libia) e Kamel Fekih (Tunisia). All’incontro era presente anche Edmondo Cirielli, vice ministro degli Affari esteri e responsabile per le strategie italiane di cooperazione allo sviluppo. Durante la riunione, il ministro dell’Interno ha ringraziato i suoi colleghi per la loro eccellente e costante collaborazione, secondo quanto riportato da una nota del ministero ripresa da Nova.
Il focus sulla prevenzione
“Quando i migranti arrivano sulle coste nord-africane pronti per imbarcarsi – ha continuato il ministro Piantedosi – abbiamo già tutti quanti compromesso la nostra capacità di prevenzione dei flussi irregolari di migranti. Proprio per questo la nostra priorità strategica deve essere quella di lavorare per rafforzare la tenuta delle frontiere terrestri, a cominciare dall’area del Sahel”. Durante la riunione a quattro, definita “cordiale e proficua”, sono stati condivisi “alcuni obiettivi operativi sui quali lavorare, in particolare il rafforzamento della strategia per i rimpatri volontari assistiti grazie alla cabina di regia che si riunirà già nei prossimi giorni, e lo scambio di informazioni per contrastare le reti criminali che gestiscono la tratta di esseri umani”.
Per combattere i flussi migratori irregolari è necessario tenere “conto degli interessi dei paesi di origine, di transito e di destinazione, stabilendo linee generali per combattere questo fenomeno” ha fatto sapere il ministero dell’Interno del Governo libico di unità nazionale (Gun), dopo l’incontro tenuto oggi al Viminale “per discutere di cooperazione sulle questioni relative alle frontiere e alla migrazione clandestina”. La riunione mira “inoltre a unificare le visioni e adottare un approccio globale per combattere il fenomeno della migrazione clandestina”.
I paesi di provenienza dei migranti
Intanto sono oltre 4.700 le persone sbarcate sulle coste italiane nel mese di aprile, nonostante il meteo prevalentemente avverso, secondo quanto riferito dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Il dato segna un calo del 31 per cento degli arrivi rispetto al mese precedente (6.857). A gennaio e febbraio gli arrivi erano stati, rispettivamente 2.258 e 2.301. Libia e Tunisia sono stati i Paesi di partenza. Tuttavia, ad aprile la Tunisia è tornata ad essere il primo Paese di partenza per quanto riguarda gli arrivi via mare in Italia dal settembre 2023, con il 73 per cento di tutti gli ingressi. Il 76 per cento dei migranti sbarcati ad aprile ha raggiunto Lampedusa. Altri porti di sbarco includono Pantelleria, Ravenna, Reggio Calabria e Catania.
Da inizio anno, le nazionalità di origine prevalenti sono state: Bangladesh (21 per cento), Siria (15 per cento), Tunisia (14 per cento), Guinea (10 per cento), Egitto (6 per cento), Pakistan (4 per cento), Mali (4 per cento) e Sudan (3 per cento). Nel mese di aprile sono stati inoltre segnalati dieci morti e 62 dispersi nel Mediterraneo centrale in quattro diversi incidenti, tutti partiti dalla Tunisia. Questo equivale ad oltre due vittime al giorno lungo questa rotta che, nel mese di aprile, conta il 95 per cento delle vittime in tutto il Mediterraneo. Dall’inizio dell’anno ad oggi, sono più di 400 i morti e dispersi nel Mediterraneo centrale, circa l’85 per cento delle vittime in tutto il Mediterraneo.