I curdi nel Medio Oriente in fiamme
Pochi popoli mediorientali sono riusciti a conquistare l’immaginario europeo come i curdi. Separati dai confini di Turchia, Siria, Iraq e Iran, questi provano a tenere viva la propria identità, mettendola al riparo dalle tempeste della regione. In Iraq, in particolare, si registra una delle situazioni più complesse. Qui i curdi governano una regione autonoma, che in passato si è dovuta difendere dall’ISIS e dalle mire del governo centrale di Baghdad. I curdi iracheni, peraltro, non godono di buoni rapporti con i curdi turchi e siriani. Questi, che hanno dato vita al PKK e alle milizie YPG, si collocano infatti su posizioni politiche molto più estreme.
Nel Kurdistan iracheno, egemonizzato politicamente dalla famiglia Barzani, la linea politica è tradizionalmente più moderata. Ora però che l’incendio mediorientale è nuovamente divampato, i curdi temono comprensibilmente per la propria sicurezza. Ecco perché le autorità di Erbil hanno chiesto aiuto all’Italia, che è impegnata con i suoi militari nello scacchiere iracheno.
Il ministro curdo: “Il nostro popolo ama l’Italia”
Le preoccupazioni curde sono state espresse dal ministro dell’Interno locale, Rebar Ahmed, che ha incontrato i giornalisti insieme al colonnello italiano Francesco Antonio Serafini, che comanda l’operazione militare Prima Parthica, in corso dal 2014. “Abbiamo bisogno che l’Esercito italiano rimanga – ha commentato Rebar Ahmed, le cui dichiarazioni sono state riportate da Agenzia Nova – e continui ad aiutare i peshmerga curdi al fine di portare alla sicurezza e garantirla”. Il ministro curdo ha quindi ringraziato il ruolo dei nostri militari in Iraq, a cominciare dalla difesa della strategica diga di Mosul.
“L’Esercito italiano ha un gran ruolo nell’ addestramento dei peshmerga e degli zeravani” ha aggiunto Ahmed. “Ci sono contatti con la Barzani Charity Foundation e abbiamo partnership anche con altri ministeri italiani. Siamo lieti che l’aiuto non venga soltanto dai militari”. “Al nostro popolo – ha poi spiegato Ahmed – piace l’Italia. Vogliono visitarla. Non è conosciuta solo la parte militare, ma anche le aziende che hanno prodotti qui”.