Spiragli di tregua in Medio Oriente?
Per quanto le immagini di Gaza abbiano sconvolto mezzo mondo (tanto da spingere Papa Francesco ad utilizzare l’espressione “genocidio”, seppur con il condizionale), gli occhi internazionali sono rivolti al Libano. Qui si capirà infatti se il conflitto si estenderà ulteriormente o meno, portando a un confronto diretto tra Israele ed Iran. Proprio quello che Stati Uniti e comunità internazionale vogliono evitare.
L’elezione di Trump ha già scompigliato le carte, con Gerusalemme che sarebbe disposta a una tregua al confine settentrionale. Ciò per consentire all’alleato di ferro di ottenere un immediato successo diplomatico, cosa che non è riuscita al duo Biden-Harris. Su tale fronte gli sviluppi che filtrano dei media libanesi sembrano moderatamente incoraggianti.
Secondo Al Arabiya, infatti, Hezbollah avrebbe dato un primo assenso alla proposta di cessate il fuoco presentata da Washington. Il presidente del parlamento libanese, Nabih Berri, sta ancora negoziando per conto del governo di Beirut e della stessa compagine sciita. L’ufficialità quindi non è ancora arrivata, con Berri che comunicherà oggi la posizione del Libano.
Le sfide per l’asse della resistenza
Questa, del resto, non è una cambiale in bianco. Diversi sono i punti ancora da limare per giungere a un accordo. Ciò che importa, tuttavia, è che un tentativo credibile di negoziato esista, con la speranza che possa dare frutti al più presto. A tal fine, domani, 19 novembre, dovrebbe arrivare nel Paese dei Cedri l’inviato statunitense Amos Hochestein.
La notizia della disponibilità libanese a un cessate il fuoco arriva in un momento particolarmente critico per Hezbollah e l’asse della resistenza. Nelle scorse ore è stato ucciso Mohammad Afif Naboulsi, capo dell’ufficio stampa del partito sciita. Ennesima vittima illustre nel campo filoiraniano. Dopo i colpi inferti da Israele, difficilmente la Repubblica Islamica riuscirà a ripristinare nel breve termine una deterrenza credibile. Certo, da qui a prefigurare la guerra aperta ce ne passa, ma è indubbio che l’immagine dell’Iran sia stata pesantemente scossa dai raid israeliani degli scorsi mesi.
Ad ogni modo, primum vivere: obiettivo dell’Iran (o, quantomeno, dei suoi apparati) è quello di sopravvivere e di impedire che vengano definitivamente smantellati gli attori di prossimità che ne fanno il gioco. Proprio ciò che Israele ha tentato di fare, non senza successi, dopo il 7 ottobre 2023.