Il caso Metropol viene archiviato. Salvini: “aspettiamo le scuse di tanti e prepariamo le querele per molti”
Era il 18 ottobre del 2019 quando, secondo l’accusa, Gianluca Savoini (presidente dell’associazione Lombardia-Russia), Gianluca Meranda e Francesco Vannucci avrebbero partecipato a una riunione all’hotel Metropol di Mosca. Qui i tre avrebbero trattato con la controparte russa l’importazione in Italia d’ingenti quantità di petrolio. L’oro nero, proveniente dalla Rosneft, sarebbe stato acquistato dalla banca anglo-tedesca Euro IB, di cui era consigliere legale proprio Gianluca Meranda. Questa avrebbe poi rivenduto il petrolio, ovviamente a un prezzo maggiorato, a Eni Trading & Shipping.
Ciò avrebbe permesso di ottenere un tesoretto (i famosi 65 milioni di euro contestati ripetutamente dagli avversari politici del Carroccio), da far confluire nelle casse della Lega. Un modo per favorire il partito di Salvini in vista delle europee del 2019, quando la sua popolarità era al picco massimo. Un’accusa pesante, dunque, quella emersa nel corso del caso Metropol, soprattutto visti gli sviluppi internazionali successivi. Il marchio di “filo-russo”, complici anche diverse dichiarazioni e uscite pubbliche di Salvini, era rimasto impresso sul partito di via Bellerio, delegittimandolo e togliendogli significativi spazi di manovra. Per questo l’archiviazione può far recuperare competitività alla compagine leghista. Non a caso il leader del Carroccio ha già espresso al propria soddisfazione per l’esito processuale. “Adesso aspettiamo le scuse di tanti – ha commentato – e prepariamo le querele per molti”.
Le motivazioni della sentenza
Il giudice per le indagini preliminari, Stefania Donadeo, concorda con i pubblici ministeri Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena su diversi punti. A cominciare dall’intenzione concreta degli imputati di procurare finanziamenti illeciti per il partito di via Bellerio. Secondo il gip di Milano “l’intera operazione rientra[va] in un proposito criminoso non costituente reato”. Savoini all’epoca era il braccio destro di Matteo Salvini e aveva stretto, grazie al suo ruolo di presidente dell’associazione Lombardia-Russia, importanti relazioni nel Paese slavo.
“Tuttavia – spiega la sentenza – detti atti non possono qualificarsi idonei a raggiungere, almeno potenzialmente, lo scopo non essendosi conclusa non solo la fase finale di destinazione di una certa percentuale alla Lega ma neanche l’operazione principale di compravendita di prodotti petroliferi. In definitiva non essendosi perfezionate neppure le prime fasi della trattativa (l’acquisto dei prodotti petroliferi da una società russa da parte Euro IB e la rivendita a Ets, o ad altra diversa entità, ad un prezzo superiore), l’intera operazione rientra in un proposito criminoso non costituente reato”.
Gianluca Savoini: “Fu aggressione internazionale per colpire Salvini come Trump”
Pesanti le dichiarazioni rilasciate all’AdnKronos da Gianluca Savoini. “Sin dall’inizio si sapeva che sarebbe andata così – ha commentato – un nulla di fatto, nato dopo un tentativo ben orchestrato di aggressione mediatica internazionale, la Lega di Salvini al 34% dava troppo fastidio. Quello che accadde nel 2019 quando ci fu l’inchiesta, fu una macchinazione delle centrali globaliste e mondialiste che vedevano nella Lega di Salvini, reduce dal clamoroso 34% alle europee del 2019, un rischio per il sistema globalista e anti-identitario. Lo scandalo, il Russia-gate, nacque per colpire tramite me lo stesso Salvini”.