Maestro dell’Arte della Cucina Italiana: il ddl per valorizzare le nostre eccellenze
Da sempre la cucina è un vettore d’italianità nel mondo. Secoli di tradizione s’intersecano con l’originalità dei singoli, creando un connubio che rende la gastronomia tricolore tra le più apprezzate a livello internazionale. Per contribuire alla valorizzazione di questo patrimonio, il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, ha annunciato l’istituzione del riconoscimento di “Maestro dell’arte della Cucina italiana”.
Proprio da Lollobrigida l’iniziativa è stata ribattezzata “legge Massari”, dal nome del celebre pasticcere televisivo Igino Massari. Particolarmente apprezzato per il suo ruolo di promotore delle nostre eccellenze, da tempo caldeggiava l’istituzione di un simile riconoscimento. Proprio Massari guiderà la commissione che assegnerà il titolo, rivolto a chef, pasticceri e a tutti i professionisti enogastronomici che si siano distinti e abbiano dato lustro al nostro Paese. L’esborso per lo Stato sarà irrisorio, di appena 2.000 euro per la realizzazione delle medaglie, mentre immenso si prefigura il ritorno in termini d’immagine e d’indotto.
L’ispirazione è venuta dalla Francia
L’annuncio del rush finale è stato fatto da Lollobrigida ieri, mentre si trovava a Rimini. Nella città romagnola, infatti, è in corso la 45esima edizione del Sigep (Salone Internazionale della Gelateria, Pasticceria, Panificazione Artigianale e Caffè). Un importante momento di promozione e di riflessione sulle prospettive del settore. Naturale, dunque, che il riconoscimento di Maestro dell’Arte della Cucina Italiana venisse presentato in una simile kermesse.
Da evidenziare, inoltre, come il governo abbia preso spunto da quanto fatto in questi anni dalla Francia. Lo stesso nome del dicastero presieduto da Lollobrigida, del resto, è la traduzione di quello transalpino (Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare). “Dobbiamo prendere atto – ha commentato Lollobrigida a ilGusto – che in questo i francesi sembrano avanti. Ora, per esempio sul vino ci siamo saputi mettere al pari con i cugini francesi. Ma in effetti nel comunicare il vino e nel dargli il giusto valore li abbiamo dovuti un po’ copiare”.
“Ecco ora in campo enologico siamo bravi. Ma oltre al vino abbiamo un grande olio d’oliva – ha proseguito il ministro – Come mai le persone sono disposte a spendere 30 euro per un vino che tutto sommato termina nel giro di un’ora ma non sono disposte a spenderne 20 per una bottiglia di un grande extravergine che dura molto più tempo? Ecco la risposta che mi sono dato è che la Francia non ha olio extravergine d’oliva e che quindi a noi manca per così dire questo spirito di sapersi comunicare come fanno loro”.
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