I funerali delle tre vittime del crollo della Vela Celeste a Scampia, ultimo quartiere della periferia settentrionale di Napoli, sono stati fissati per lunedì. E sarà lutto cittadino, come proclamato dal sindaco Gaetano Manfredi. L’ultimo saluto a Roberto Abbruzzo, Patrizia Della Ragione e Margherita della Ragione, si terrà nella chiesa della Resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo in piazza Libertà, nel rione Monterosa, alle 10.30. Sarà un giorno difficile, perché la ferita per la tragedia del viale della Resistenza è ancora aperta. Disseminati negli ospedali cittadini ci sono ancora undici persone, tra cui sette bambine. Due in gravi condizioni.
Il sindaco Manfredi
È una ferita aperta non solo per Scampia, ma per l’intera città partenopea. Il Comune, proclamando il lutto cittadino, ha inteso «dare un segno concreto e tangibile della profonda vicinanza al dolore dei familiari». Bandiere a mezz’asta in tutti gli edifici comunali e presenza dell’amministrazione ai funerali. Con la trasmissione alla Prefettura della richiesta dell’estensione delle bandiere a mezz’asta in tutti gli edifici pubblici. Ma il dolore silenzioso che è stato espresso durante la fiaccolata di giovedì sta lentamente lasciando il posto alla rabbia. E questo fa temere momenti di tensione.
Le ombre su Scampia
La tragedia di lunedì avrebbe potuto essere evitata? C’era chi sapeva e non ha fatto quello che avrebbe potuto? Il crollo del ballatoio della Vela Celeste è sotto la lente, da vari punti di vista. C’è un’inchiesta aperta dalla Procura di Napoli che sta procedendo con l’acquisizione di documenti, tra cui gli atti relativi al progetto di riqualificazione ReStart.
Tra questi anche un’ordinanza datata ottobre 2015 che metteva in guardia dal pericolo crolli e in cui si esprimeva una strada da percorrere: la Vela Celeste andava sgomberata. La firma in calce è quella del sindaco dell’epoca, Luigi de Magistris. L’ordinanza era dettata dalla necessità di tutelare l’incolumità di 159 famiglie, per un totale di 600 persone residenti nella Vela Celeste.
Ma quella strada non l’ha percorsa nessuno. A quello si somma il documento datato 2016 che denunciava la mancata manutenzione proprio dei ballatoi. Relazioni che non possono non chiamare in causa l’immobilismo istituzionale.
Il dramma degli sfollati
Sul fronte sfollati una donna incinta prossima al parto è stata collocata in albergo, mentre una famiglia con un bambino con disabilità e stata accolta in una casa della Fondazione Leone. I residenti, i 350 cittadini rimasti senza casa accolti nella sede dell’Università Federico II e i restanti disseminati tra centri d’accoglienza, parrocchie e abitazioni di parenti, chiedono dignità e chiarezza. E fare luce è quello che intende fare la Procura di Napoli che intanto ha disposto l’ampliamento dell’area sottoposta a sequestro, dal terzo piano fino al piano terra.