Decifrati nuovi brani dei papiri di Ercolano: rivoluzionate le nostre conoscenze su Platone
Esistono personaggi storici la cui importanza trascende il popolo o la nazione di appartenenza per diventare patrimonio comune dell’umanità. Lo stesso si può dire delle grandi scoperte scientifiche e dei salti in avanti del sapere. Permetteteci tuttavia un po’ di sano orgoglio nazionale raccontando quanto svelato dagli studiosi italiani in questi giorni. La decifrazione di nuovi brani provenienti dai papiri di Ercolano, la città sommersa dalla lava del Vesuvio il 79 d.C., getta infatti una nuova luce sulla vita di Platone e sul luogo della sua sepoltura.
Graziano Ranocchia, professore dell’Università di Pisa, ha presentato alla Biblioteca Nazionale di Napoli i risultati di medio termine del progetto di ricerca GreekSchools. Lo studioso ha spiegato che grazie a tecnologie innovative, messe a disposizione dalla britannica Nottingham Trent University, gli studiosi italiani sono riusciti a fare progressi imponenti. I nostri connazionali, infatti, hanno decrittato un 30% in più della Storia dell’Accademia di Filodemo di Gadara, autore del I secolo avanti Cristo. In tutto 10 frammenti di papiro carbonizzato che allargano, e non di poco, le nostre conoscenze sul filosofo greco.
GreekSchools è uno studio finanziato dal Consiglio europeo della ricerca. A condurlo sono l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale e l’Istituto di Linguistica Computazionale del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Dove venne sepolto il filosofo greco?
Ma qual è, dunque, il luogo di sepoltura di uno dei padri del pensiero occidentale? Rispondiamo subito: Platone venne sepolto vicino al Museion o sacello sacro alle Muse, nel giardino dell’Accademia a lui riservato. Parliamo ovviamente dell’Acropoli di Atene.
Ma le novità non si fermano qui. Come spiega Ranocchia “finora si era creduto che Platone fosse stato venduto come schiavo nel 387 a.C. durante il suo soggiorno in Sicilia alla corte di Dionisio I di Siracusa”. I nuovi frammenti decrittati raccontano una storia diversa. Platone potrebbe aver subìto tale sorte nel 404 a.C., in occasione della conquista spartana dell’isola. Una seconda ipotesi daterebbe tale evento nel 399 a.C., appena dopo la morte del suo maestro Socrate.
Interessante anche un aneddoto che riguarda gli ultimi momenti di vita del filosofo. Una musicista trace cercò di allietare Platone suonando il flauto. La composizione non piacque però al fondatore dell’Accademia, che ne criticò l’esibizione.





