Sardegna, primo passo falso del governo
Le elezioni amministrative, si è sempre detto, rappresentano un discorso a sé rispetto a quelle politiche. In alcuni casi, tuttavia, dalle consultazioni locali arrivano messaggi eloquenti ai palazzi romani. Quanto avvenuto in Sardegna è uno di questi. Giorgia Meloni, forte del consenso nazionale e delle vittorie conseguite lo scorso anno in tutte le elezioni regionali, aveva imposto agli alleati la candidatura di Paolo Truzzu. A farne le spese il governatore uscente, Christian Solinas, segretario del Partito Sardo d’Azione gemellato con la Lega di Matteo Salvini.
Nel 2023, del resto, la coalizione di governo si era imposta con larga maggioranza in ben 4 regioni su 4 (Lazio, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Molise), e di misura nella Provincia Autonoma di Trento. Coloro che sanno vincere, avvertiva Polibio, sono molto più numerosi di quelli che sanno fare buon uso della vittoria. Una riflessione che calza a pennello con il verdetto sardo di ieri.
I risultati
Per una manciata di voti, infatti, Alessandra Todde, sostenuta da Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, è stata eletta prima presidente donna della Sardegna. Un 45,3% che ha permesso di superare di un soffio il 45% di Truzzu. Determinante in tal senso il voto disgiunto. Il centrosinistra ha infatti conseguito soltanto il 42,6% dei suffragi, a differenza del centrodestra che ha toccato quota 48,8%. Un dato che parla da solo: con un altro candidato presidente, il centrodestra avrebbe vinto anche in Sardegna. Vista l’imposizione del candidato meloniano, è inevitabile che gli alleati di governo presentino presto il conto alla leader di Fratelli d’Italia.
Per quanto concerne gli altri candidati in lizza, Renato Soru, alla guida della Coalizione sarda (sostenuta, tra gli altri, da Azione, +Europa e Italia Viva) si è attestato all’8,7%. Lucia Chessa di Sardigna R-esiste ha invece preso l’1%.
Le reazioni
“Erano sicuri di vincere, son venuti qui a Cagliari in pompa magna, con premier e vicepremier, e la Sardegna ha risposto – ha commentato Elly Schlein sui propri canali social – Era dal 2015 che non si vinceva una regione in cui governa la destra. Fra due settimane possiamo vincere anche in Abruzzo con Luciano d’Amico. Una cosa è certa: l’alternativa c’è. Come Segretaria, a un anno esatto dalle primarie, non potevo sperare in una ragione più bella per festeggiare! Dimostra che la direzione intrapresa è quella giusta e che essere testardamente unitari porta i suoi frutti”.
“I cittadini sardi hanno chiuso la porta a Meloni e soci e l’hanno aperta all’alternativa – ha commentato Giuseppe Conte – L’aria è cambiata. Non si vince sempre con l’arroganza di chi – come Meloni – impone i candidati al territorio e si limita a salire sui palchi per i suoi monologhi pieni di false promesse, senza neppure confrontarsi con i cittadini, senza neppure fermarsi ad ascoltare i loro problemi. Abbiamo vinto ascoltando il grido di dolore dei territori, offrendo soluzioni contro una sanità disastrata dal centrodestra. Abbiamo vinto con la forza e la competenza di Alessandra, con le proposte serie e credibili, con un ‘campo giusto’ con le altre forze politiche. Non servono ammucchiate, campi larghissimi e minati”.
Ne esce in maniera cavalleresca Paolo Truzzu, il quale, oltre a complimentarsi con la sua avversaria, si è anche preso la completa responsabilità di quanto accaduto. “Ho mandato un messaggio a Giorgia Meloni – ha infatti dichiarato – Ma la lettura del voto è semplice: non sono state elezioni influenzate da fattori nazionali e il dato che lo prova è il risultato di Cagliari che, più che votare Todde, ha votato contro di me. Sarebbe bastato avere tre-quattro punti in più per vincere l’intera gara. Per questo dico che la responsabilità è mia. Ci sono diverse Sardegna. Abbiamo avuto un grande risultato fuori dai centri urbani. Le cause del voto di Cagliari? Ci sono tanti fattori: voto disgiunto, cantieri”.






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