Mohammed bin Salman, erede al trono dell’Arabia Saudita, sarà ricevuto il prossimo 18 novembre alla Casa Bianca. Sarà la sua prima visita a Washington dall’inizio del secondo mandato di Donald Trump. L’ultima missione statunitense di MbS risale a più di sette anni fa. Il leader della monarchia del Golfo e Trump, tuttavia, si sono incontrati di persona lo scorso maggio durante il tour del presidente americano in Medio Oriente.
Il tema principale dell’incontro tra Trump e MbS
Secondo la Cbs, il “padrone di casa” e il suo “ospite” dovrebbero discutere degli accordi stipulati a maggio e della condivisione di informazioni militari e di intelligence. L’Amministrazione Trump ha recentemente stretto un patto di difesa con il Qatar, impegnandosi a trattare qualsiasi attacco armato contro l’emirato come una minaccia per gli Stati Uniti e a difenderlo con il proprio esercito. I sauditi sarebbero intenzionati a raggiungere un’intesa simile con gli Usa.
Per il Financial Times, sarebbe già stato definito un testo “solido” che comprenderebbe una cooperazione intensificata. Per il Dipartimento di Stato Usa la sinergia nel settore della difesa con i sauditi è una base fondamentale della strategia a stelle strisce nella regione. Il regno è fra i principali acquirenti di armi Usa: giusto cinque mesi fa è stato annunciato un accordo per la vendita di armamenti dal valore di 142 miliardi di dollari. Riad ha anche firmato un patto di mutua difesa con Islamabad.
L’accordo con Doha come base
L’ordine esecutivo diramato dal presidente Donald Trump a inizio ottobre costituisce un notevole impegno assunto a garanzia della sicurezza della piccola ma ricchissima petro-monarchia araba del Golfo, decisiva per uscire dallo stallo a Gaza, dove gli americani hanno una importante loro base militare.
Il provvedimento rientra nel quadro della formulazione del piano elaborato allo scopo di porre fine alla guerra in corso nella Striscia di Gaza, che Doha ha sostenuto e Netanyahu ha accettato pur con mille riserve. In caso di una nuova azione ostile contro l’alleato, gli Stati Uniti adotteranno “tutte le misure legittime e appropriate, comprese quelle diplomatiche, economiche e se necessario militari, per difendere gli interessi degli Stati Uniti e dello Stato del Qatar e per ripristinare la pace e la stabilità, garantendo una risposta rapida e coordinata a qualsiasi aggressione straniera contro lo Stato del Qatar”.
Gli intrecci con Israele e gli equilibri regionali
Il rapporto con Israele è controverso. Una cooperazione sulla sicurezza, facilitata dal Centcom Usa, fra Israele e Qatar, Bahrain, Egitto, Giordania, Arabia saudita ed Emirati Arabi Uniti è stata avviata da tempo, malgrado le dichiarazioni di condanna delle operazioni dell’Idf a Gaza da parte dei Paesi della regione, ed è proseguita fino al raid dell’Idf nel Qatar. Militari israeliani e arabi si sono visti e hanno condotto esercitazioni insieme, grazie all’opera del Comando centrale Usa. L’iniziativa è partita nel 2022. La “Regional Security Construct” potrebbe essere utilizzata nell’attuazione del piano trumpiano per Gaza. Cinque dei sei Paesi arabi coinvolti con gli Usa hanno già anticipato, infatti, il loro supporto alla creazione di un meccanismo che “garantisca la sicurezza di tutte le parti”.