Gli italiani all’estero potranno presto avere accesso all’assistenza sanitaria del SSN
L’Italia sta per restituire un diritto per troppo tempo negato. Oggi, infatti, i nostri connazionali che s’iscrivono all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) perdono l’accesso all’assistenza sanitaria in Italia. Un vulnus che sta per essere finalmente sanato.
Ieri è stata infatti approvata nella Commissione Affari Sociali della Camera una proposta di legge dell’on. Andrea Di Giuseppe (FdI), eletto nella ripartizione estera America Settentrionale e Centrale. Questa consentirà agli italiani AIRE di iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale. La palla passa ora al Parlamento, anche se è facile immaginare che la proposta non troverà intoppi.
“Oggi abbiamo fatto un passo importantissimo affinché gli italiani nel mondo possano accedere ai servizi sanitari nel nostro Paese”, ha dichiarato l’esponente di Fratelli d’Italia, che lo definisce “un atto di civiltà”.
“Finalmente cambieremo una situazione che penalizzava chi vive all’estero in modo regolare – ha spiegato Di Giuseppe – premiando invece chi aggirava il sistema. Quando mi sono candidato avevo promesso agli italiani nel mondo che avrei combattuto per questo obiettivo. Oggi il traguardo è più vicino: la voce di chi vive lontano dal nostro Paese è finalmente più forte e rispettata”.
“L’iter legislativo è stato complesso – ha spiegato il deputati – e ha richiesto un lavoro sinergico con il Ministero della Salute, il sottosegretario Marcello Gemmato, il Mef e i colleghi parlamentari, in particolare l’on. Luciano Ciocchetti. Un grazie a tutti loro, che stanno permettendo alla nostra comunità di avere più peso ma soprattutto maggiori diritti”.
Oltre al tema, prioritario, di un equo trattamento per gli italiani all’estero, la misura potrebbe anche far affluire importanti risorse economiche. Resta da definire il contributo del singolo cittadino che deciderà d’iscriversi al SSN. Toccando però una platea di 6 milioni di persone, si parla di possibili entrate per miliardi di euro. Una boccata di ossigeno, dunque, che potrebbe risultare particolarmente utile visti i costi inevitabilmente elevati che il mantenimento della sanità pubblica comporta.