“Non potete più ignorarmi”: maiale gigante di fronte a Montecitorio
Un’iniziativa senz’altro ad effetto quella realizzata oggi dagli attivisti di Greenpeace Italia. I militanti ambientalisti hanno infatti realizzato un maiale gigante di cartapesta, posizionandolo di fronte alla sede della Camera dei Deputati. “Onorevoli non potete più ignorarmi” recita il messaggio riportato sulla scultura suina.
L’obiettivo dell’iniziativa è quello di fermare la pratica degli allevamenti intensivi. Una proposta presentata in passato dalla stessa Greenpeace e da altre associazioni ambientaliste è attualmente ferma in Commissione Agricoltura. Tale proposta, intitolata “Oltre gli allevamenti intensivi”, era stata avanzata insieme a Lipu, ISDE–Medici per l’ambiente, Terra! e WWF Italia.
Oltre mezzo milione di persone aveva sottoscritto la proposta degli ambientalisti, ottenendo l’appoggio di 23 parlamentari, appartenenti a 5 partiti diversi.
I danni degli allevamenti intensivi
“L’obiettivo – si legge sul sito ufficiale – è passare da un sistema di allevamento di tipo intensivo a un modello agro-ecologico, molto meno impattante dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Eppure oggi, dopo minime revisioni e integrazioni da parte degli uffici legislativi della Camera, il nostro testo di legge attende ancora di essere calendarizzato per essere discusso. Cosa si aspetta a fare questo passo fondamentale per il pianeta, le persone e gli animali?”.
Ecco dunque che l’idea di collocare un maiale gigante di fronte a Montecitorio vuole rappresentare una scossa per i decisori politici. Molti, infatti, i danni arrecati all’ambiente da una simile pratica. “Gli allevamenti intensivi – prosegue la sigla ambientalista – divorano tonnellate di mangimi che per essere prodotti richiedono circa il 70% dei terreni agricoli e oltre due terzi dell’acqua impiegata in agricoltura in Europa: risorse preziose che potrebbero essere destinate al consumo diretto umano o al ripristino degli habitat naturali”.
“L’industria della carne – spiegano infine gli organizzatori – produce inoltre rifiuti che l’ambiente non riesce a smaltire: i liquami che derivano dagli allevamenti intensivi inquinano infatti terreni e risorse idriche, soprattutto in aree ad alta intensità zootecnica come la Pianura Padana, dove sono anche maggiori gli impatti sulla salute umana. Basti pensare che le emissioni di ammoniaca, direttamente proporzionali al numero di animali allevati, in Italia sono la seconda causa di formazione di PM2,5, le polveri sottili inquinanti che ogni anno nel nostro Paese causano circa 50 mila morti premature. Nonostante questo, gli animali allevati ogni anno in Italia sono oltre 700 milioni”.