Gustavo Petro, presidente della Colombia dall’agosto del 2022, ha scoperchiato il vaso di Pandora. Il Paese noto a livello internazionale per essere il maggiore produttore di cocaina al mondo ha inaugurato un dibattito tra il surreale e il drammatico. Il presidente, infatti, nel corso di una riunione ministeriale durata 6 ore e trasmessa in diretta, ha proposto di legalizzare la cocaina.
“La cocaina è illegale perché è prodotta in America Latina – ha dichiarato – non perché è peggiore del whisky. Questo è ciò che dicono le analisi degli scienziati”. Davvero un brutto uso del terzomondismo, verrebbe da dire.
“Quello che ha colpito gli Stati Uniti è il Fentanyl – prosegue Petro – che li sta uccidendo, ma questo non viene fatto in Colombia. Il business potrebbe essere facilmente smantellato se legalizzassero la cocaina nel mondo. Verrebbe venduta come il vino, il denaro verrebbe utilizzato affinché i bambini, come avviene oggi, non inizino a bere vino, alcol o fumare. In Colombia, più o meno, ci siamo riusciti”.
La legalizzazione delle droghe da sempre è un tema controverso e polarizzante. I promotori, infatti, sostengono che questa toglierebbe fette di business alla criminalità organizzata. I detrattori, al contrario, negano tale ricostruzione e, soprattutto, obiettano che le droghe vadano contrastate a prescindere da chi le venda. Se il dibattito sulle cosiddette “droghe leggere” è così acceso, figuriamoci quando si parla di una sostanza distruttiva come la cocaina.
Questa, certamente, non arriva ai livelli del Fentanyl ma il paragone con il whisky è ridicolo. Non mancano, è vero, persone che sono purtroppo cadute nel vortice della dipendenza. Nella stragrande maggioranza dei casi, tuttavia, la cultura del bere non si accompagna all’autodistruzione. L’Italia e i Paesi mediterranei in generale ne rappresentano il classico esempio. Al contrario, la cocaina (e le droghe in generale) sono una metastasi che corrode le società. Metastasi tanto più pericolosa ove “normalizzata”.
Del resto gli stessi sforzi del presidente della Colombia per negoziare con i cartelli del narcotraffico non sembrano aver dato grandi frutti. Nel 2023 la produzione di cocaina ha visto nel Paese sudamericano un aumento del 53%, pari a 2.600 tonnellate. Cifra che si configura come un record assoluto.




