Le economie del G7 chiudono col carbone
Con oggi si chiude il vertice del G7 Ambiente, Energia e Clima che si è tenuto nella Reggia di Venaria a Torino. Ma la dichiarazione più forte del summit è arrivata già ieri, quando il ministro britannico dell’Energia Andrew Bowie ha anticipato che il Gruppo dei Sette ha stabilito di chiudere tutte le centrali a carbone tra il 2030 e il 2035. Si tratta di una svolta importante nella politica climatica: finora nemmeno le economie più avanzate del mondo erano riuscite ad assumersi un simile impegno fissando una data limite.
“Sì, abbiamo un accordo per abbandonare il carbone nella prima metà degli anni 2030. È un accordo storico che non siamo riusciti a raggiungere alla COP28 di Dubai l’anno scorso” ha annunciato lunedì Bowie ai microfoni di Cnbc. “Che le nazioni del G7 si siano riunite attorno ad un tavolo per inviare questo segnale al mondo – che noi, le economie avanzate del mondo, ci impegniamo a eliminare gradualmente il carbone entro il 2035 – è piuttosto incredibile”.
L’Italia è pronta
Il ministro italiano dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha confermato le parole dell’omologo anche se in termini più moderati. “C’è un accordo tecnico, lavoriamo per l’accordo politico. Manca il timbro dell’accordo politico tra Paesi” ha affermato. Il ministro ha assicurato che però “l’Italia è pronta a dire addio al carbone, la fonte fossile che genera più gas serra. Abbiamo valutato i tempi: potremmo arrivarci nei prossimi mesi, anche se con l’attuale scenario geopolitico è più probabile parlare di un anno per l’Italia continentale e il 2027 per la Sardegna”.
A che punto sono gli USA
Il Dipartimento di Stato americano non ha rilasciato commenti sull’accordo del G7. Proprio la settimana scorsa però la US Environmental Protection Agency (EPA) ha annunciato una nuova policy che impone alle centrali elettriche a carbone in funzione di trovare il modo di riassorbire tutto l’inquinamento che producono entro il 2039, pena lo spegnimento degli impianti. “A pochi giorni dalla pubblicazione delle nuove regole dell’EPA che impongono sostanzialmente un’eliminazione graduale e accelerata della maggior parte delle centrali a carbone, l’impegno assunto dal G7 è un’ulteriore conferma da parte degli Stati Uniti che l’abbandono definitivo del carbone è imminente”, ha affermato Katrine Petersen, consulente politico senior presso il think tank sul clima E3G.
Il fanalino di coda del gruppo: Tokyo
L’impegno del G7 rappresenta un importante passo avanti, in particolare per il Giappone. La terra del Sol Levante, infatti, a dispetto dell’immagine di innovazione, alta tecnologia ed efficienza che proietta, è l’unico paese del gruppo senza un impegno formale per l’abbandono del carbone. Tutti gli altri (Canada, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, più l’Unione Europea con status speciale) hanno già in atto piani nazionali per eliminare gradualmente i combustibili fossili.
Lo stop deciso dal G7 potrebbe sembrare un obiettivo minimo per la tutela del clima. Invece non è da dare per scontato, come dimostra il ritardo di questa decisione. Nonostante sia risaputo che il carbone è il combustibile fossile più inquinante, solo nel 2023 il Giappone – il maggiore oppositore dei precedenti tentativi di accordo – ha ricavato il 32% della sua elettricità proprio dal carbone. Il dato si distacca di molto dalla media: ad oggi circa il 16% dell’elettricità che il Gruppo utilizza proviene dal carbone.
Il carbone della discordia
Tale percentuale è ancora troppo alta se si pensa che i combustibili fossili sono la causa principale della crisi climatica. Infatti, alla chiusura dei lavori della COP28 di Dubai, il fatto che non fosse stata individuata una scadenza comune per il carbone è stato visto come una grave lacuna nei negoziati. L’accordo raggiunto a Torino rappresenta quindi un compromesso fondamentale. Una stretta di mano tra chi continua a sostenere il carbone come fonte energetica di transizione e chi invece esige un cronoprogramma stringente sia per l’abbandono definitivo della lignite che di petrolio e gas.
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