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Home Politica

Dopo la sentenza della Corte Suprema, ora Trump punta a ribaltare la condanna a New York

“Dem” sempre più nervosi e disorientati. Donald Trump, forte della sentenza della Corte Suprema, prova a ribaltare la condanna a New York per i pagamenti alla pornostar Stormy Daniels.


Ernesto Ferrante by Ernesto Ferrante
Luglio 2, 2024
in Politica, Ultimissime
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Processo Trump
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Donald Trump vuole ribaltare la condanna per il caso dei pagamenti alla pornostar Stormy Daniels, sulla base della sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti sull’immunità.

Lo riferisce il New York Times, precisando che il Tycoon ha dato mandato ai suoi avvocati poche ore dopo la decisione del massimo tribunale statunitense. In una lettera al giudice che supervisiona il caso, Juan Merchan, i legali dell’ex presidente hanno chiesto l’autorizzazione a presentare una mozione per annullare il verdetto, a dieci giorni dalla sentenza di condanna prevista per il giorno l’11 luglio.

Il tentativo di Trump è ambizioso, ma non campato in aria. Se è vero, infatti, che è stato condannato per azioni compiute da candidato e non da presidente, è altrettanto innegabile che la Procura abbia istruito il caso in parte su prove risalenti al suo periodo alla Casa Bianca. Ed è proprio su questo aspetto che il suo team difensivo proverà a far leva, sostenendo che la pubblica accusa si sia avvalsa durante il processo di materiale probatorio protetto.

La Suprema Corte degli Stati Uniti ha affermato che i presidenti hanno immunità assoluta per gli atti chiaramente ufficiali estesi fino al “perimetro più esterno” del loro incarico, ma nessuna immunità per quelli non ufficiali.

  • Le reazioni
  • L’intervento di Biden

Le reazioni

Il pronunciamento, com’era prevedibile, ha innescato reazioni diametralmente opposte nei due schieramenti. I repubblicani festeggiano, mentre i democratici, che immaginavano di arrivare alla Casa Bianca attraverso la scorciatoia giudiziaria, parlano di giorno triste per la democrazia americana. “Questa decisione è basata sul potere e la posizione unica del presidente, facendo riferimento alla Costituzione ed al buon senso”, ha detto lo Speaker repubblicano, Mike Johnson, che parla di vittoria “per l’ex presidente Trump e per tutti i futuri presidenti”.

Jim Jordan, il fedelissimo trumpiano che guida la commissione Giustizia della Camera, ha fatto sapere che “continuerà a controllare le pericolose tattiche di guerra del sistema giudiziario”, accusando gli avversari di strumentalizzare la giustizia a scopi politici e auspicando che ora la decisione della Corte fermerà “gli attacchi al presidente Trump e ristabilirà le norme democratiche”. Secondo il leader della maggioranza, Steve Scalise, i dem “credono che l’unico modo per vincere a novembre sia la persecuzione politica dell’avversario”.

Per il leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer, è “un giorno triste per l’America e per la nostra democrazia: tradimento e incitamento all’insurrezione non dovrebbero essere considerati una prerogativa costituzionale del presidente”.

Durissimo su “X” Steve Cohen, deputato della commissione Giustizia: “Vergogna per i sei complici di tradimento”.

L’intervento di Biden

Joe Biden ha tirato in ballo il principio di uguaglianza: “Non ci sono re in America. Ognuno di noi è uguale davanti alla legge. Nessuno, nessuno è al di sopra della legge, nemmeno il presidente degli Stati Uniti”. La sentenza, per Biden, rappresenta “un terribile disservizio al popolo di questa nazione”.

A questo punto, “non ci sono praticamente limiti a ciò che il presidente può fare. E’ un principio fondamentalmente nuovo ed è un precedente pericoloso perché il potere non sarà più limitato dalla legge, nemmeno dalla Corte Suprema degli Stati Uniti”, ha avvertito il presidente.

Grave e inopportuno è che le stesse parole dello sfidante di Trump siano state utilizzate dai giudici liberal della Corte Suprema. “La relazione tra il presidente e le persone che serve è mutata in modo irrevocabile. Il presidente ora è un re al di sopra della legge”, ha commentato Sonia Sotomayor che, insieme alle altre due colleghe, Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson, ha espresso il suo dissenso rispetto alla decisione della maggioranza di riconoscere una parziale immunità al leader del GOP.

“Il presidente degli Stati Uniti è la persona più potente del Paese, probabilmente del mondo – ha argomentato ancora la giudice, rincarando la dose – quando usa i suoi poteri ufficiali, secondo il ragionamento della maggioranza, ora sarà protetto dall’incriminazione penale. Ordina al team 6 dei Navy Seal di assassinare un suo rivale politico? E’ immune. Organizza un golpe militare per rimanere al potere? Immune. Accetta tangenti in cambio di una grazia? Immune, immune, immune”.

Toni eccessivi e fuori luogo che rivelano il crescente nervosismo che dilaga tra le schiere “bideniane”. Tra la debacle televisiva del loro capo e il flop giudiziario, la strada è sempre più in salita.

Tags: #BidenCorte SupremaJuan MerchanSonia SotomayorStormy Danielstrump

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