Milioni di italiani e italo-discendenti senza cittadinanza
Mentre il tema della cittadinanza italiana agli stranieri è tornato al centro del dibattito pubblico, sono in molti a chiedersi perché altrettanto zelo non venga impiegato in favore degli italiani all’estero. Già negli scorsi giorni il deputato Andrea Di Giuseppe, eletto nella circoscrizione America Centrale e Settentrionale, aveva sollevato il problema. “La vera ingiustizia – aveva dichiarato Di Giuseppe – è che tanti nostri connazionali non abbiano più diritto al doppio passaporto”.
“Prima dello ius soli o dello ius scholae esiste una priorità – spiegava Di Giuseppe – sanare l’ingiustizia che viene perpetuata da 25 anni a danno di 2 milioni di emigrati privi di cittadinanza italiana” aveva dichiarato.
Ma facciamo un passo indietro. Che significa dire che gli italiani all’estero non hanno la cittadinanza? Occorre tornare al 1992, quando una legge permise l’acquisizione della doppia cittadinanza. Fino a quel momento, infatti, chi conseguiva una cittadinanza straniera perdeva quella italiana. Dal 1992 al 1997 vi fu una breve finestra per consentire a tali connazionali di riottenere quella italiana. Chi ha perso quell’occasione è ora tagliato fuori. Un’ingiustizia totale, che per fortuna è finita nuovamente al centro del dibattito pubblico.
L’intervento del MAIE
A tornare sull’argomento, questa volta, è Vincenzo Odoguardi, vicepresidente del Movimento Associativo Italiani all’Estero. Attualmente, infatti, il focus di media e politica è “completamente incentrato sulla cittadinanza agli stranieri in Italia. E gli italiani all’estero? E i loro discendenti?”. Odoguardi, le cui dichiarazioni sono state riportate dall’AISE, denuncia: “Esiste un numero impressionante di persone, nel mondo, a cui la cittadinanza spetta di diritto. Eppure quel diritto resta il più delle volte un miraggio. Sono pochissimi, oltre confine, quelli che davvero ci riescono. Questo anche a causa di procedure burocratiche farraginose e servizi consolari inefficienti”.
“Non solo – ha proseguito Odoguardi – prima di pensare di dare la cittadinanza a chi non ha sangue italiano, sarebbe opportuno riaprire i termini per il riacquisto della cittadinanza in modo tale che i connazionali che l’hanno persa possano richiederla, senza essere costretti a tornare a vivere in Italia. Come si vede, forse sarebbe meglio pensare prima a chi è già italiano ma ha solo bisogno di un pezzo di carta per dimostrarlo, piuttosto che agli immigrati e ai loro figli, che peraltro, a certe condizioni, possono chiedere di ottenere la cittadinanza italiana al 18esimo anno di età”.
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