L’attentato a Trump e quelle inquietanti coincidenze
Continuano gli strascichi per quanto accaduto a Butler, in Pennsylvania, lo scorso 13 luglio. Sin da subito, due sono stati gli aspetti ampiamente dibattuti dai media: l’impennata dell’odio politico negli Stati Uniti e le gravi carenze nella sicurezza. Quanto reso pubblico oggi dal Washington Post, tuttavia, fa sorgere interrogativi ancora più inquietanti sull’attentato ai danni dell’ex presidente Trump.
Sì, perché la sparatoria che ha colpito il candidato repubblicano ed i suoi sostenitori (che è costata la vita al nostro compatriota eroe Corey Comperatore), è tragicamente avvenuta dopo che per due anni erano state richieste ulteriori misure di sicurezza in favore del tycoon. Chi quotidianamente si è occupato della sua incolumità, soprattutto in eventi ad alto rischio, ha infatti sollecitato più volte l’aumento di agenti, compresi i cecchini, e di strumenti atti a prevenire quanto poi puntualmente verificatosi. In questo biennio, ricostruisce il WP, tali richieste sono state lasciate cadere nel vuoto. Un atteggiamento che ha davvero dell’incredibile.
Chi tifava per la sua morte?
Anche senza considerare l’impiego di nuove risorse, del resto, l’idea che un 20enne esaltato sia riuscito a sparare a Trump non può che alimentare dietrologie e retropensieri. Un ragazzo, ricordiamolo sempre, che era stato notato qualche minuto prima dalla stessa folla nelle vicinanze. Sono in molti tra gli americani (e non solo) a porsi la domanda delle domande: c’è qualcuno nelle alte sfere che sperava che l’attentatore avesse successo?
Lo stesso tycoon, in un’intervista a Fox News, ha attaccato il Secret Service. “Come ha fatto qualcuno ad andare su quel tetto e come mai non è stato notificato? Perché la gente ha visto che era sul tetto – ha incalzato Trump – C’erano miei sostenitori che urlavano, una donna con la maglietta rossa gridava ‘uomo sul tetto’ ed altre persone allora hanno detto ‘c’è un uomo sul tetto, ha un’arma’ […] E questo succedeva un po’ prima che io salissi sul palco, così avresti pensato che qualcuno avrebbe fatto qualcosa”.
Trump, intanto, continua la sua campagna elettorale. Dopo la convention repubblicana a Milwaukee, il primo comizio si è tenuto nell’area di Grand Rapids, in Michigan. “Vogliono farmi sembrare un estremista – ha detto – ho preso una pallottola per la democrazia”. Come già raccontato durante la sua incoronazione in Wisconsin, “Non avrei dovuto essere qui. Avevo Dio accanto a me”. Trump, inoltre, ha espresso parole di rispetto nei confronti di Xi Jinping e Vladimir Putin. Che fosse proprio la ricerca della pace a infastidire i nemici di Trump? Forse è qui che bisogna cercare il vero movente degli spari?
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