25 aprile, irrompe la questione palestinese
Come ogni anno il 25 aprile riaccende le divisioni, in particolar modo quella che vede contrapposta l’anima filopalestinese alla comunità ebraica. Numerosi, negli anni, i momenti di tensione. Protagonisti i collettivi di estrema sinistra e coloro che omaggiano la brigata ebraica. Come è noto, questo reparto dell’esercito britannico combatté durante la seconda guerra mondiale. Molti dei suoi membri, però, avrebbero poi partecipato al conflitto del 1948, ovviamente in favore dello Stato d’Israele.
Le manifestazioni di domani si svolgeranno in uno dei frangenti più drammatici di tutto il conflitto israelo-palestinese. Ecco perché è probabile che possano verificarsi violenze e colpi di testa. L’Anpi sta provando a evitare un simile scenario ma è difficile che riesca veramente a controllare la piazza.
Roma e Milano
Marina Pierlorenzi, presidente della sezione romana, ha lanciato un appello per quanto riguarda le celebrazioni di domani a Porta San Paolo. Queste, come da tempo a questa parte, vedranno la brigata ebraica procedere a un momento di ricordo separato rispetto al corteo. La Pierlorenzi si spende affinché “prevalga un senso comune di responsabilità rispetto a una piazza popolata da abitanti del quartiere e non ci sia chi provi a strumentalizzare una festa per la liberazione, che nulla ha a che fare con momenti di asprezza e di scontro”.
A Milano, invece, la brigata ebraica sarà presente al corteo comune, pur con uno striscione in controtendenza. Lo slogan generale sarà infatti “cessate il fuoco ovunque”. La brigata ebraica sfilerà invece con uno striscione dal motto “ora e sempre la democrazia si difende”. A cercare l’unità dei manifestanti anche Primo Minelli, presidente della sezione milanese dell’Anpi. “Abbiamo fatto incontri con comunità ebraica, palestinese e associazioni. L’intento è una manifestazione unitaria e pacifica, senza polemiche” ha commentato. “Ci sarà probabilmente qualche fischio alla brigata ebraica – ammette – ma fatto salvo il diritto di informazione a dare queste notizie, chiediamo alla stampa di non costruirci troppo sopra. Il gesto inconsulto di 30 persone non può sporcare una manifestazione di 70.000″.
I collettivi: “No a sfilata ipocrita”
Gli appelli all’unità rischiano però di apparire più che altro una lista di buone intenzioni. A rispedire al mittente gli appelli dell’Anpi sono i collettivi studenteschi di estrema sinistra. Maya Issa, presidente del movimento studentesco, chiede ad esempio alla comunità ebraica di prendere le distanze da Israele. “Quest’anno – commenta – la liberazione non può essere all’insegna di una sfilata ipocrita. È in corso un genocidio in Palestina, quindi non permetteremo che sia esposto e associato alla resistenza nessun simbolo sionista”.
Un assaggio di cosa può succedere lo si è intanto avuto ieri. A Torino, infatti, manifestanti pro Palestina hanno fatto irruzione al Castello del Valentino. Lì si stava tenendo la Conferenza degli addetti scientifici, spaziali e degli esperti agricoli. All’evento hanno partecipato diversi ministri. Al momento del blitz erano però già usciti dall’edificio, avendo partecipato alla sessione mattutina dei lavori. Sette gli agenti feriti, che sono comunque riusciti ad arginare la protesta. Scene che hanno ricordato quanto accaduto nei giorni scorsi all’Università La Sapienza di Roma e che la dicono lunga su quello che potrebbe verificarsi domani tra le opposte fazioni.





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