Le proteste americane per Gaza
Il devastante impatto sulla popolazione civile di Gaza della guerra che si sta consumando tra Israele e l’organizzazione armata di Hamas sta scuotendo l’opinione pubblica americana in un modo che non si vedeva da almeno vent’anni, quando a morire per strada erano i civili iracheni. La prima linea del dissenso per la partecipazione americana al massacro dei palestinesi nella Striscia di Gaza si organizza nei perimetri universitari della costa orientale.
In questi giorni gli studenti americani che chiedono la fine della guerra hanno protestato nelle università di numerosi Stati, al punto che la Columbia ha cancellato le lezioni in presenza. Alla New York University e a Yale sono stati arrestate decine di manifestanti. All’inizio della settimana, Harvard Yard ha chiuso i cancelli al pubblico. Le più prestigiose università americane cercano insomma di organizzarsi per far abbassare i toni delle proteste contro la collaborazione americana in Israele pur proteggendo il diritto degli studenti ad esprimere il dissenso – che è parte fondamentale della loro missione educativa.
Le tensioni nelle università
Anche se le proteste non si avvicinano ancora ai livelli dei disordini nei campus ai tempi della guerra del Vietnam, l’atmosfera li ricorda. Solo lunedì la polizia ha arrestato più di 120 manifestanti alla New York University, mentre la settimana scorsa gli agenti hanno fermato un centinaio di studenti che manifestavano alla Columbia University. Per il resto della settimana l’università ha assicurato agli studenti la possibilità di seguire le lezioni sia in presenza che online. Nel frattempo anche la Cal Poly Humboldt della California è stata chiusa dopo che i manifestanti filo-palestinesi hanno occupato un edificio universitario. Nel campus dell’Università del Minnesota a St. Paul, infine, la polizia ha sgombrato un accampamento di manifestanti citando violazioni della politica universitaria oltre che della legge statale.
In tutti i casi le autorità hanno citato “canti intimidatori e diversi incidenti antisemiti”. Ovviamente, come sottolinea CNN, non è illegale esprimere sostegno ad Hamas o Hezbollah. Ma altrettanto ovviamente inneggiare alla distruzione di Tel Aviv oltrepassa il confine che va dalla critica a Israele all’antisemitismo.
L’antisemitismo infiltra le manifestazioni
I leader delle proteste affermano che la deriva antisemita è da attribuire ad alcuni infiltrati che tentano di snaturare le manifestazioni. Il loro vero obiettivo, dicono, è fare in modo che le università disinvestano dalle aziende israeliane ed evitino gli investimenti che producono profitto dai legami con Israele. Tuttavia, alcuni studenti ebrei delle stesse università affermano di subire anche intimidazioni e abusi razziali. Le università ritengono i manifestanti responsabili di atti di vandalismo contro gli edifici pubblici oltre che di molestie e discriminazioni contro alcuni studenti.
“L’esposizione a idee scomode è una componente vitale dell’istruzione e mi congratulo con l’audacia di tutti i nostri studenti che parlano apertamente”, ha affermato martedì la presidente del Barnard College, Laura Rosenbury. Ma, ha continuato, “nessuno studente dovrebbe temere per la propria sicurezza mentre è alla Barnard, e nessuno dovrebbe sentire di non appartenervi.”
I commenti di Donald Trump
In questi sette mesi di guerra numerosi rettori universitari sono stati costretti a dimettersi per aver fallito nel condannare con la forza l’antisemitismo. Proprio ieri l’ex presidente Donald Trump, che si trova a New York per presenziare al suo processo è intervenuto sulla vicenda, incolpando Biden per la “disgrazia” che si è abbattuta sui campus universitari americani a causa della sua narrazione. “Quello che sta succedendo nei college è una vergogna”, ha detto Trump mentre arrivava in tribunale a Manhattan. “Ed è tutta colpa di Biden. Usa il tono sbagliato, parole sbagliate. Non sa chi sta sostenendo. Ed è un disastro” ha affermato.
Le strade di Brooklyn piene per Gaza
Una grande protesta che ha coinvolto Brooklyn ieri, riempiendone le strade, si è fermata solo quando la polizia di New York ha iniziato ad arrestare manifestanti per disturbo della quiete pubblica, ammanettando con fascette chi si rifiutava di andarsene. Il Council on American-Islamic Relations (CAIR) ha criticato duramente la scelta di impiegare le forze armate per reprimere il dissenso, sottolineando che questo atteggiamento da parte delle autorità minaccia la libertà accademica. “Lo stesso vale per quel che riguarda diffamare e mettere in pericolo studenti ebrei, musulmani e palestinesi per dei commenti stranamente provocatori pronunciati da individui mascherati e non identificati al di fuori dal campus”, ha detto in una nota Afaf Nasher, direttore del CAIR di New York.
Le difficoltà di Biden
Il presidente Joe Biden, che già ha avuto un assaggio dello sfavore dei suoi elettori più progressisti, soprattuto di giovani e arabi americani, ha approfittato del messaggio pasquale presidenziale per condannare “le molestie e gli appelli alla violenza contro gli ebrei”, aggiungendo che “questo palese antisemitismo è riprovevole e pericoloso – e non ha assolutamente posto in campus universitari o in qualsiasi parte del nostro Paese”. Le numerose proteste di questi giorni mostrano chiaramente la crescente insoddisfazione di una parte degli americani per l’andamento della guerra contro Hamas e per il supporto quasi illimitato che Biden, autoproclamato “sionista”, ha garantito all’alleato storico.
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