Restrizioni sull’immigrazione clandestina e maggiore controllo del territorio, sono i temi che fanno vincere in Germania i partiti di centrodestra. Un risultato che, semmai ce ne fosse bisogno, evidenzia la volontà dei cittadini in Europa, cosi come negli Stati Uniti con l’elezione di Donald Trump. Il flusso inarrestabile dei migranti verso i Paesi occidentali è un fenomeno epocale che il governo Meloni sta affrontando, anche, con un approccio innovativo, mettendo in campo il Piano Mattei per l’Africa. Un progetto strategico che sostanzialmente prevede la collaborazione di Enti, società pubbliche e private per promuovere in loco lo sviluppo economico e sociale di alcuni Paesi africani.
Il Piano è stato presentato dalla Premier Giorgia Meloni il 29 gennaio 2024, nell’Aula del Senato della Repubblica. Ad un anno di distanza, chiediamo gli sviluppi del programma al Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Edmondo Cirielli.
- Davanti ai fallimentari aiuti umanitari inviati per anni ai Paesi poveri africani, il mantra era “Aiutiamoli a casa”, ma mai nulla è stato fatto in questa direzione. Con il governo Meloni si concretizza per la prima volta un progetto di sviluppo in loco di Paesi che tra l’altro hanno delle potenzialità economiche non sfruttate. Quali sono i progressi di questo primo anno di lavoro?
“Con il Piano Mattei per l’Africa, il Governo Meloni ha cambiato radicalmente l’approccio alla cooperazione. Non più assistenzialismo e aiuti a fondo perduto, ma investimenti concreti e sviluppo sostenibile. Vogliamo che l’Africa sia protagonista del proprio futuro, e per questo lavoriamo direttamente con i governi africani, identificando insieme le priorità e le necessità reali, portando diretti finanziamenti agli stati Africani e non solo alle organizzazioni Internazionali
In questo primo anno, abbiamo già raggiunto risultati importanti: il Piano Mattei è stato riconosciuto come strategico a livello europeo e integrato nel programma Global Gateway dell’UE. Abbiamo avviato missioni diplomatiche e accordi con diversi Paesi africani per finanziare progetti in energia, agricoltura, infrastrutture, sanità e formazione professionale.
Stiamo coinvolgendo le aziende italiane e africane per creare opportunità di lavoro sul posto, evitando che intere generazioni di giovani siano costrette a emigrare per cercare un futuro. Il nostro obiettivo è rendere l’Africa economicamente autosufficiente e un partner strategico per l’Italia e l’Europa”.
- Far crescere l’Africa significa far crescere anche l’Europa, cosa significa?
“Molti pensano all’Africa solo come un continente povero e instabile, ma la realtà è ben diversa: possiede il 60% delle terre arabili del mondo e un potenziale energetico straordinario. Il problema è che queste risorse non sono ancora adeguatamente valorizzate.
Investire in Africa non significa solo aiutare i Paesi africani, ma creare nuove opportunità per l’Italia e l’Europa. Un continente africano stabile e in crescita riduce le tensioni geopolitiche, frena l’immigrazione irregolare e apre enormi mercati per le nostre imprese.
Noi stiamo lavorando affinché l’Africa possa svilupparsi in modo sostenibile, formando giovani professionisti, creando occupazione e di fatto una classe media. Vogliamo che chi sceglie di migrare lo faccia in modo regolare, con competenze che possano essere valorizzate sia nei loro Paesi sia nel mercato del lavoro europeo.
Il Piano Mattei non è solo un aiuto all’Africa, è un investimento per il futuro dell’Italia e dell’Europa”.
- Il Piano Mattei per l’Africa del Governo Meloni potrebbe fare scuola negli Stati Uniti di Donald Trump?
“Con la nuova amministrazione Trump, ci troviamo di fronte a uno scenario geopolitico in evoluzione. Il Presidente Trump ha sempre sostenuto un approccio pragmatico alle relazioni internazionali e potrebbe guardare con interesse al Piano Mattei come modello di cooperazione efficace.
L’Italia, grazie alla sua posizione strategica, può diventare un ponte tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea nelle politiche per l’Africa. Il nostro modello si basa su investimenti strategici, coinvolgimento del settore privato e collaborazione con i governi africani. Un approccio che potrebbe essere replicato dagli USA.
Credo che il Piano Mattei possa essere d’ispirazione per gli Stati Uniti, perché dimostra che lo sviluppo dell’Africa non è solo una questione umanitaria, ma una strategia vincente per la stabilità globale e la crescita economica occidentale.
Se vogliamo garantire un futuro sicuro e prospero, dobbiamo costruire partnership reali con l’Africa. Questo è il cuore della nostra visione e sono certo che troverà sempre più sostenitori a livello internazionale”.






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