Le dimissioni di McConnell
Mitch McConnell ha annunciato che si dimetterà dal posto di leader repubblicano al Senato. Il senatore del Kentucky ha affermato che lascerà l’incarico a novembre. Tuttavia, ha precisato che intende concludere il suo mandato, che termina nel 2027, da semplice senatore. McConnell, che ha compiuto 82 anni la scorsa settimana, è salito al Senato per la prima volta nel lontano1985 e ha guidato i senatori repubblicani per più tempo di qualunque altro politico nella storia degli Stati Uniti.
Insieme all’ex presidente della Camera democratica Nancy Pelosi e a quattro presidenti, McConnell rappresenta uno dei politici americani più influenti del XXI secolo. Principale responsabile della costruzione di una maggioranza conservatrice alla Corte Suprema degli Stati Uniti, l’eredità politica di McConnell è destinata a influenzare la scena americana per molti anni a venire.
Il tramonto di una lunga carriera
“Uno dei talenti più sottovalutati nella vita è sapere quando è tempo di aprire un nuovo capitolo. Oggi sono qui con voi per dirvi che questo sarà il mio ultimo mandato da leader repubblicano del Senato”, ha affermato McConnell in un discorso letto di fronte all’aula. Il senatore ha rassicurato i colleghi dicendo di avere “completa chiarezza e serenità sul tramonto della mia carriera“. Il suo successore nel partito verrà eletto nel periodo delle presidenziali e inizierà il mandato a gennaio 2025, con l’insediamento del nuovo Congresso.
Negli scorsi mesi, in molti avevano cominciato ad avere seri dubbi sullo stato di salute del leader repubblicano. La sua capacità di mantenere il ruolo nonostante l’età avanzata era stata messa in discussione in particolare dopo alcuni episodi di afasia nel corso di dichiarazioni alla stampa. Nei numerosi video circolati su questi episodi, il senatore sembrava colpito da apparenti malori. Lasciava discorsi a metà per rimanere a fissare il vuoto con lo sguardo vacuo.
La distanza dal Gop di oggi
Oltre che per la salute precaria, la distanza tra McConnell e il suo partito si stava allargando anche politicamente. In passato, il senatore del Kentucky ha sostenuto l’ex presidente Donald Trump. Ma quando il leader repubblicano lo ha criticato per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 e ha riconosciuto come legittima la vittoria elettorale di Joe Biden, i rapporti tra i due si sono molto raffreddati. È stato in quell’occasione che Donald Trump gli ha affibbiato il soprannome di old crow, ovvero “vecchio corvo”.
È probabile che McConnell avrebbe comunque dovuto affrontare una sfida per riconfermare la propria leadership a novembre, e non è affatto certo che l’avrebbe vinta. In ogni caso, la sua uscita di scena segna un cambio di passo significativo per il partito. McConnell infatti rappresentava uno degli ultimi baluardi del repubblicanesimo internazionalista di stampo reaganista. Dalla sua nuova posizione più defilata all’interno del senato, McConnell opporrà sempre minore resistenza alle policy populiste e isolazioniste di Trump.
Il lascito politico di McConnell
Nei quattro anni passati alla Casa Bianca con Donald Trump, Mitch McConnell ha aiutato il presidente a portare avanti numerose iniziative legislative. Ma la sua esperienza e il suo calibro politico sono stati fondamentali soprattutto per permettere a Trump di nominare tre giudici conservatori alla Corte Suprema.
Da tutti gli elogi che da copione si devono a un leader dimissionario di questa caratura si sono astenuti i democratici. Anche ora, il partito dell’asinello lo critica per aver bloccato la conferma dell’ultimo candidato proposto dal presidente Barack Obama per la Corte. E pensare che quella scelta presa nel 2016 ha avuto la sua più recente conseguenza proprio ieri, quando la Corte Suprema ha deciso di ascoltare la stravagante richiesta di immunità di Trump che potrebbe ritardare il suo processo per interferenza nelle elezioni federali fino a dopo le elezioni del 2024.
Poi, dalla condanna dei fatti del 6 gennaio 2021, la sua posizione nel partito ha assunto sempre minor rilievo. L’avanzata di posizioni più trumpiane nel partito l’ha relegato ai margini del dialogo politico. Di recente, Donald Trump era anche arrivato a dire che nel caso di una rielezione non avrebbe più voluto lavorare con McConnell leader del Senato.
L’ultimo repubblicano a sostenere l’Ucraina se ne va
McConnell è unanimemente considerato uno dei leader della maggioranza del Senato più influenti dai tempi del democratico Lyndon Johnson. Eppure, è anche emarginato dal suo stesso partito. Il suo imperterrito sostegno alla causa ucraina, e più di recente l’appoggio al pacchetto di aiuti da 60 miliardi di dollari per Kiev lo definisce bene come quel tipo di repubblicano internazionalista che non è più di casa nel Gop odierno.
Negli ultimi due anni, McConnell ha sostenuto l’invio di armi e aiuti economici per consentire a Kiev di respingere l’invasione russa. A lungo ha invitato gli altri membri del Congresso a fare lo stesso, e ha perfino criticato il presidente Joe Biden per non aver fornito gli equipaggiamenti necessari all’esercito ucraino abbastanza velocemente. Basti pensare che per far approvare l’ultima tranche di aiuti il senatore repubblicano del Kentucky ha lavorato più con i leader democratici che con i colleghi di partito.





