L’indagine sui saluti fascisti
La Procura della capitale ha aperto un fascicolo d’indagine in relazione ai saluti romani esibiti lo scorso 7 gennaio in occasione della commemorazione per la strage di Acca Larentia. Come ogni anno per oltre 40 anni, la scorsa domenica circa mille persone si sono radunate in via Acca Larentia appunto, davanti ai locali della vecchia sede del Movimento Sociale Italiano del quartiere Tuscolano di Roma per ricordare i tre giovani che hanno perso la vita per mano di un’organizzazione terroristica di estrema sinistra.
I partecipanti – tra cui un centinaio di militanti di estrema destra già identificati dalla Digos – si sono schierati in formazione militare e all’urlo “presente!” hanno alzato il braccio destro teso, emblema della dittatura fascista in Italia. In base alla legislazione del dopoguerra, l’uso di simboli e gesti di memoria fascista è vietato, ma da sempre questo principio ha trovato forte opposizione in chi riesce a vedere nel saluto romano un simbolo di libertà di espressione.
Il gesto ha scatenato l’ira delle opposizioni, che chiedono a gran voce l’immediato scioglimento dei gruppi neofascisti, oltre che la preoccupazione della comunità ebraica italiana. La procura indaga sull’ipotesi dell’apologia di fascismo, e l’indagine vede iscritte già oltre dieci nomi.
Il delitto di apologia del fascismo
La divisione investigazioni e operazioni speciali di Roma, coordinata con altre questure, sta lavorando alacremente per revisionare tutti i filmati delle telecamere della zona che hanno registrato immagini della cerimonia di commemorazione per identificarne i partecipanti.
Ieri, nel corso del question time alla Camera, il ministro dell’interno Matteo Piantedosi ha informato che a cinque esponenti di CasaPound identificati tra i partecipanti è stato contestato il delitto di apologia del fascismo. Tra meno di una settimana le Sezioni unite della Corte di Cassazione si riuniranno per dirimere la questione in maniera definitiva e chiarire se il saluto con il braccio teso costituisce un reato o meno.
I commenti di Piantedosi
Rispondendo ai detrattori del governo Meloni, tacciato di vicinanza o eccessiva tolleranza nei confronti di formazioni politiche neofasciste, il ministro dell’Interno Piantedosi ha affermato che i manifestanti si sono comportati “contrariamente alla nostra cultura democratica” per poi aggiungere che vietare i gruppi estremisti “è complicato”, poiché la legge lo consente solo in circostanze molto limitate.
Secondo Piantedosi, che fa parte del governo ma non del partito di Giorgia Meloni, “Lo spirito della commemorazione di tragedie così gravi come quella di Acca Larentia, che ha causato il vile assassinio di giovani vite e che rimane tuttora senza giustizia, è tradito dalla riproposizione di gesti e simboli che rappresentano un’epoca condannata dalla storia“.
Il vicepremier e ministro degli esteri Antonio Tajani ha fatto un passo in più per distanziare il proprio partito, Forza Italia, dagli eventi di domenica. In conferenza stampa ha infatti dichiarato: “Siamo una forza che certamente non è fascista, siamo antifascisti. Chi ha avuto un comportamento del genere certamente deve essere condannato da parte di tutti, come devono essere condannate tutte le manifestazioni di sostegno a dittature. C’è una legge che prevede che non si possa fare apologia di fascismo nel nostro paese, è vietato dalla legge”.
La risposta di Schlein
Di contro, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha commentato: “Continueremo ad insistere affinché queste organizzazioni neofasciste vengano sciolte, come chiede la Costituzione, perché rappresentano un pericolo per la pubblica sicurezza. Sono sbagliati i divieti della legge Scelba e della Costituzione? Noi non lo crediamo. Abbiamo presentato una proposta di legge, firmata anche da esponenti di altre forze di opposizione, che raccoglie la spinta delle associazioni antifasciste per rendere ancora più chiara la disciplina, che punisce chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo”.
Come molti altri tra le file dell’opposizione, Schlein ha sottolineato che solo il mese scorso, quando uno spettatore del teatro della Scala a Milano ha gridato “Viva l’Italia antifascista!” è stato subito fermato e identificato dagli agenti della Digos mentre domenica, in via Acca Larentia, le forze dell’ordine non hanno fatto nulla per fermare la manifestazione.
Sulla stessa linea si è espressa attraverso la piattaforma X anche Ruth Dureghello, che per diversi anni ha guidato la comunità ebraica di Roma: “È giusto ricordare tutte le vittime della violenza politica, ma nel 2024 questo non può accadere con centinaia di persone che fanno il saluto romano”.