Incontro Zelensky – Papa Francesco: il difficile cammino verso la pace
Il presidente ucraino Zelensky ha fissato diversi incontri con i leader europei. Nei giorni scorsi ha infatti visitato Helsinki e l’Aia, mentre è prossima la visita in Germania per incontrare il cancelliere Olaf Scholz e il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier. Domenica dovrebbe invece avere un bilaterale a Roma con Giorgia Meloni. Particolare attenzione viene tuttavia riservata dai media internazionali a un possibile incontro Zelensky – Papa Francesco.
Il Vaticano, come è noto, ha annunciato di recente di aver avviato una mediazione tra le parti. Un fatto, questo, che è stato subito smentito sia da Kiev che da Mosca. Difficile che la Santa Sede abbia dichiarato il falso. Citando un grande conoscitore delle dinamiche vaticane, Giulio Andreotti, “una smentita è una notizia data due volte”. Il fatto che Papa Francesco abbia lasciato vuota la sua agenda il giorno prima del previsto arrivo di Zelensky a Roma potrebbe dunque significare proprio un imminente colloquio con il presidente ucraino.
Bergoglio contro “la terza guerra mondiale a pezzi”
La situazione di stallo sul campo e la carneficina che si sta consumando a Bakhmut tengono le cancellerie europee con il fiato sospeso. Inevitabile che Oltre Tevere si abbia un occhio di riguardo verso un Paese, l’Ucraina, dove oltre il 10% della popolazione è di religione cattolica. Ma non è solamente la presenza di molti correligionari a porre il conflitto nell’Europa orientale tra le principali preoccupazioni del pontefice. Da tempo, infatti, Papa Francesco è impegnato a denunciare l’esistenza di una “terza guerra mondiale a pezzi”. Il dramma dei profughi, delle vittime, delle città rase al suolo, nonché il rischio di un’ulteriore escalation, rappresentano un film già visto nei Paesi del Mediterraneo allargato (ma non solo) verso cui Bergoglio ha dimostrato una sensibilità particolare.
Non sono del resto mancate polemiche verso un atteggiamento da molti considerato troppo morbido nei confronti della Russia. L’orizzonte della Chiesa non è certamente quello dell’Occidente geopoliticamente inteso. Utilizza un approccio più complesso e di lungo periodo, evitando paradossalmente che si diffonda una sorta di manicheismo in materia di relazioni internazionali. Una disumanizzazione del “nemico” che il mondo cattolico guarda con sospetto. Molto eloquente del resto la Via Crucis degli ultimi due anni, dove le sofferenze del popolo ucraino e russo sono state affiancate, provocando reazioni stizzite da parte di Kiev. Per questo il proseguire dei tentativi di mediazione rappresenta di per sé una notizia positiva. Chissà che anche questa volta Roma non possa svolgere un ruolo importante negli equilibri mondiali, evitando ulteriori lutti e sofferenze.




