Il Consiglio diritti umani dell’Onu prende posizione
Questa mattina il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC) ha votato a favore di una risoluzione che prevede lo stop a tutte le vendite di armi a Israele. La misura ha incontrato l’approvazione di 28 dei 47 stati membri del Consiglio. In 13 si sono astenuti mentre in 6 hanno votato contro – tra cui Stati Uniti e Germania. È la prima volta che un organismo di questo livello prende posizione così nettamente nella sanguinosissima guerra iniziata ormai sei mesi fa nella Striscia di Gaza.
Evidenziando che in questi mesi di scontri sono stati uccisi oltre 33mila palestinesi (dei quali una percentuale di bambini insopportabilmente alta), il Consiglio ha proposto questa misura nell’ottica di prevenire ulteriori violazioni di diritti umani ai danni dei civili palestinesi. Inoltre, il testo della risoluzione esige che le azioni militari intraprese dallo Stato di Israele a Gaza vengano indagate per valutare un’eventuale responsabilità per crimini di guerra e crimini contro l’umanità per mettere fine all’impunità.
La risoluzione adottata
La proposta è stata avanzata dal Pakistan a nome dei membri dell’Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC) tranne l’Albania. Il testo approvato invita tutti i paesi a “cessare la vendita, il trasferimento e la diversione di armi, munizioni e altro equipaggiamento militare verso Israele per prevenire ulteriori violazioni del diritto umanitario internazionale e violazioni e abusi dei diritti umani”.
Il Consiglio è il principale organismo per i diritti umani nella costellazione di organi delle Nazioni Unite. Nella sua decisione, ha ripreso le parole con cui la Corte internazionale di giustizia ha stabilito a gennaio che “esiste un rischio plausibile di genocidio” a Gaza. La risoluzione – che non è vincolante – prende in esame alcune azioni intraprese dalle forze armate israeliane come impedire l’accesso all’acqua e limitare le spedizioni di aiuti umanitari nei territori palestinesi. Inoltre, invita gli investigatori indipendenti accreditati dalle Nazioni Unite a indagare su spedizioni di armi, munizioni e strumenti “dual use” – sia per scopi civili che militari – che potrebbero essere usati da Israele contro i palestinesi. Infine, la misura chiede anche un cessate il fuoco immediato e accesso e assistenza umanitaria di emergenza immediata.
“Fermate questo genocidio”
Prima del voto, l’ambasciatore che rappresenta i palestinesi al Consiglio per i diritti umani dell’Onu, Ibrahim Mohammad Khraishi, si è rivolto ai colleghi dicendo: “abbiamo bisogno che tutti voi vi svegliate e fermiate questo genocidio, un genocidio trasmesso in televisione in tutto il mondo”. Gli ha fatto eco l’ambasciatore del Sudafrica Mxolisi Nkosi, dicendo che è il Consiglio agisca poiché “il nostro silenzio è stato davvero assordante”. “Non possiamo più applicare un sistema parallelo di diritto internazionale a Israele, né possiamo esserne complici facilitando le sue azioni”, ha affermato.
L’ambasciatore israeliano all’ONU Meirav Eilon Shahar ha esortato i membri del consiglio a votare contro l’adozione del testo. A suo dire, “un voto favorevole è un voto per Hamas. Un voto che ignora il massacro e lo stupro del mio popolo… Un voto per minare il diritto di Israele a difendersi“. Una volta che il voto ha avuto esito positivo, Shahar ha denunciato la risoluzione come “un’onta per il Consiglio per i diritti umani e per l’ONU nel suo insieme”.
I voti contro
Gli Stati Uniti, il principale alleato di Israele, hanno accolto la richiesta di Shahar di votare no. Con la stessa decisione li hanno seguiti Germania, Argentina, Bulgaria, Malawi e Paraguay. Nonostante il voto concorde al volere di Tel Aviv, l’ambasciatrice degli Stati Uniti al Consiglio Michèle Taylor ha espresso critiche stranamente pesanti nei confronti di Israele. Infatti ha affermato che il governo israeliano “non ha fatto abbastanza per mitigare i danni civili”.
A sostegno della propria posizione contro la misura ha affermato che Washington non può sostenere il testo a causa dei numerosi “elementi problematici” che contiene. Primo tra tutti, la mancanza dell’inveterata condanna di Hamas per l’attacco del 7 ottobre. Di fatto il testo della risoluzione non cita Hamas. Tuttavia, condanna esplicitamente il lancio di razzi contro territori israeliani abitati da civili, e chiede “l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi”.
La condanna diretta ai funzionari israeliani
La risoluzione esprime anche una profonda preoccupazione per le dichiarazioni dei funzionari israeliani che costituiscono praticamente un’incitazione al genocidio, e incoraggia i paesi a impedire il trasferimento forzato continuo dei palestinesi da e all’interno di Gaza. Avverte in particolare contro l’eventualità di un’operazione militare su vasta scala nella città densamente popolata di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, dove oltre un milione di civili sono attualmente rifugiati. La risoluzione condanna anche l’uso della fame come tattica di guerra a Gaza, dove l’ONU ha avvertito che la carestia è imminente.
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