Pensione anticipata per i “secondini del pensiero” tanto cari all’amministrazione presieduta da Joe Biden. Meta manda in soffitta il programma di fact-checking e rimuove le restrizioni di parola su Facebook e Instagram. Il Ceo Mark Zuckerberg ha definito la mossa come un tentativo, sicuramente tardivo, di ripristinare la libertà di espressione sulle sue piattaforme.
Il mea culpa di Zuckerberg
“Torneremo alle nostre radici e ci concentreremo sulla riduzione degli errori, sulla semplificazione delle nostre policy e sul ripristino della libera espressione sulle nostre piattaforme. Nello specifico, ci libereremo dei fact-checker e li sostituiremo con Community Notes simili a X, a partire dagli Stati Uniti”, ha spiegato Zuckerberg in un video pubblicato sui social, ammettendo implicitamente l’esistenza di una censura.
La spiegazione del Wsj non convince
La decisione, si legge in un articolo del Wall Street Journal, avrebbe a che fare con il percorso intrapreso da “mister Facebook” per costruire legami distesi con la nuova amministrazione Trump. Il giorno prima del Ringraziamento, il fondatore di Meta ha cenato con Trump a Mar-a-Lago. Da allora, il gruppo ha donato 1 milione di dollari al fondo inaugurale del tycoon. Annunciato anche l’ingresso del presidente dell’Ufc Dana White, convinto sostenitore e alleato di Donald Trump, tra i tre nuovi membri del consiglio di amministrazione.
I commenti di Elon Musk e Donald Trump
“This is cool” (“È fantastico”) ha commentato Elon Musk su X. La svolta libertaria del rivale è una vittoria anche per lui. Il pensiero unico continua a subire colpi pesantissimi.
Il presidente eletto Donald Trump ha reagito alla scelta di Meta di porre fine al suo programma di moderazione dei contenuti su Facebook, Instagram e le sue altre piattaforme, dicendo a Fox News Digital che la società ha “fatto molta strada”.
Jankowicz difende il politicamente corretto
Prevedibile la reazione degli aspiranti censori. Nina Jankowicz, ex direttrice esecutiva del Consiglio per il controllo della disinformazione degli Stati Uniti, ha descritto la decisione del fondatore di Zuckerberg come un “inginocchiarsi” a Trump. Le sue parole sono state riportate dal Guardian.
“Siamo chiari: i factchecker non sono stati politicamente di parte, come suggerisce Zuckerberg, ma sono stati percepiti come tali a causa di sforzi politicamente motivati per diffamarli, a cui Zuck sta ora partecipando e capitolando”, ha attaccato Jankowicz, ora a capo del gruppo anti-disinformazione American Sunlight Project.
“L’annuncio di Zuck, ha proseguito ancora, è un vero e proprio inginocchiarsi a Trump e un tentativo di raggiungere Musk nella sua corsa al ribasso. Le implicazioni saranno molto ampie. Il factchecking non era una panacea alla disinformazione su Facebook, ma era una parte importante della moderazione. Ora i respingenti sono completamente fuori dalla corsia. I ‘fact-checkers’ non sopprimono il discorso, ma anzi lo espandono”.
Zuckerberg accoglie John Elkann
Mark Zuckerberg ha annunciato l’ingresso nel board dei direttori di John Elkann. In un post su Facebook, il social da lui inventato, ha scritto testualmente: “Sono entusiasta di inaugurare l’anno con alcune notizie su cui stavamo lavorando da tempo: Dana White, John Elkann e Charlie Songhurst entrano a far parte del Consiglio di amministrazione di Meta. Abbiamo enormi opportunità davanti a noi nel campo dell’intelligenza artificiale, dei dispositivi indossabili e del futuro dei social media, e il nostro consiglio ci aiuterà a realizzare la nostra visione”.
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