Il 17 febbraio scorso la Corte Costituzionale italiana ha bocciato l’ammissibilità di tre degli otto referendum, tra cui quello sull’eutanasia, firmato da oltre un milione e duecentomila italiani. Una decisione che ha scatenato un vivace dibattito che solo l’eco delle bombe su Kiev è riuscito ad attenuare; le coscienze di tanti italiani sono scosse da un argomento così centrale in una visione etica della vita.
Il referendum sull’abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente) è stato considerato inammissibile dalla Consulta perché “Rendendo lecito l’omicidio di chiunque abbia prestato a tal fine un valido consenso, priva la vita della tutela minima richiesta dalla Costituzione.Cosi facendo sarebbe stata stabilita la piena disponibilità della vita da parte di chiunque sia in grado di prestare un valido consenso alla propria morte, senza alcun riferimento limitativo. Una liceità insomma che sarebbe andata ben al di là dei casi nei quali la fine della vita è voluta dal consenziente prigioniero del suo corpo a causa di malattia irreversibile, di dolori e di condizioni psicofisiche non più tollerabili”. In conclusione, la normativa dell’articolo 579 può essere modificata e sostituita dal legislatore (Parlamento) ma non semplicemente abrogata, senza che ne risulti compromesso il livello minimo di tutela della vita umana richiesto dalla Costituzione.
La società civile e la politica hanno risposto a seconda del proprio credo e della propria cultura.
La scrittrice Dacia Maraini, favorevole all’eutanasia, fortemente delusa dalla decisione della Corte costituzionale per il No al referendum sul, fine vita, ritiene, come i nostri antenati greci, che il suicidio sia un diritto. “ La vita appartiene a chi la vive. Bisogna fare di tutto per aiutare chi sta male e convincere chi vuole togliersi la vita a rivedere la sua decisione. Ma non proibendogli di farlo o mettendo le persone in prigione”. La scrittrice punta il dito contro la Chiesa e la sua influenza sulla politica italiana: “La condanna del suicidio assistito è una scelta incongruente della Chiesa, che ha ammesso per secoli la pena di morte e ha benedetto le guerre”. “Certo, bisognerà cercare in tutti i modi di aiutare il paziente a vivere, a ritrovare la voglia di vivere. Ma in casi soprattutto di malati terminali non capisco l’accanimento”. “Una vita degna di essere vissuta è un’esistenza basata sulla dignità e sull’armonia”
Forte anche la reazione di Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, da anni impegnato sul tema fine vita, che commenta :“È una sconfitta per la democrazia, ma noi proseguiremo con altri strumenti. Andremo avanti con la disobbedienza civile, faremo ricorsi. Eutanasia legale contro eutanasia clandestina”.
Opinione opposta viene espressa dal mondo cattolico, attraverso il giornale di riferimento “Avvenire”,secondo il quale, i vescovi italiani uniscono la loro voce “a quella di tanti – a partire dalle associazioni laicali –“ per dire no “al tentativo di introdurre nell’ordinamento pratiche eutanasiche”. Secondo il quotidiano del clero, i cattolici sono “profondamente preoccupati rispetto alla possibilità di ammettere il suicidio assistito, promosso come un diritto da assicurare e come un’espressione della libertà del singolo”. E con le parole pronunciate solo pochi giorni fa da Papa Francesco, i prelati della Penisola rimarcano che “si può e si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia”. “Scegliere la morte è la sconfitta dell’umano, la vittoria di una concezione antropologica individualista e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali. Non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire”.
Di “svolta di morte” ha parlato Filippo Maria Boscia, presidente dei Medici cattolici (Amci), che ipotizza ‘inganno: “Le tante firme sono state ottenute ponendo davanti agli occhi dei cittadini la paura di una lunga sofferenza e di una morte atroce. Se si enfatizzano soggettività e autocoscienza, dimenticando le potenzialità relazionali, scendiamo molto in basso nello stabilire indicatori di umanità”. “ Il concetto di persona si sta sgretolando, oggi si è persona degna di considerazione e rispetto – argomenta il medico – solo se si possiedono le giuste qualità fisiche, psichiche e i giusti attributi sociali, ma nessuno può essere intenzionalmente privato della vita. I percorsi del prendersi cura vanno promossi con la “valorizzazione delle cure palliative”
Con il No si schiera anche Massimo Gandolfini, neurochirurgo e leader del Family Day, che parla di eutanasia e suicidio assistito come “la pietra tombale della medicina ippocratica, il segno di un imbarbarimento culturale indegno di una società che vuole dirsi civile”.
Un dibattito su un tema delicatissimo: la visione etica della vita. Ma ciò ci porta a chiederci cosa sia l’etica, che non è un sentire uguale per tutti i cittadini, singolarmente influenzati dalla propria storia, dalla propria religione, dalla propria morale, ma soprattutto dalla propria esperienza di vita. Non può esserci, come non c’è, una norma che vada bene a tutti. La risposta più importante dovrà darla ciascuno di noi alla propria coscienza.