Il rigore messo a segno da Jorginho regala all’Italia l’accesso alla finale agli europei e consente ancora al Paese di sognare di raggiungere il massimo degli obiettivi sportivi.
Non c’è nulla da dire, la nostra Nazionale è forte e lo ha dimostrato in queste partite del campionato Europeo. Ma al di là del risultato sportivo l’impresa di ieri sera ha sancito e sottolineato quanto avevamo – come Paese – bisogno di questi risultati.
Il Paese sta uscendo dalla crisi pandemica molto provato. Fino a ieri dimostrava tutta la sua l’impreparazione e lo spaesamento collettivo nei confronti della crisi. Aziende sull’orlo del fallimento, negozi in lentissima ripresa, cassa integrazione, ristori insufficienti a dare un minimo di tranquillità alla gente.
Ed in questi momenti di profondo sconforto e di difficoltà materiale, una vittoria sportiva – ma ancor più il riconoscersi in un collettivo vincente – è un vero toccasana.
Adoriamo questi ragazzi. Non solo perché sono dei vincenti (e da tempo non lo eravamo) ma perché incarnano i valori in cui gli italiani vogliono riconoscersi. Scendono in campo a testa alta davanti a qualsiasi avversario, si tengono abbracciati cantando a squarciagola il nostro inno nazionale, lottano l’uno per l’altro, ed insieme per il Paese.
Ed adoriamo ancor di più l’affetto che il collettivo ha dedicato anche ieri sera al grande assente di questa semi finale, Leonardo Spinazzola, il laterale della Roma costretto a lasciare il ritiro degli azzurri a seguito del grave infortunio durante la partita contro il Belgio.

Queste manifestazioni di affetto ci colpiscono perché trasformano una impresa sportiva in un qualcosa di diverso, proponendo una narrazione in grado di ripristinare un senso di solidarietà, magari solo apparente ed effimera, per lenire la disillusione e la delusione dei nostri tempi.
LA FESTA DOPO LA BATTAGLIA
E come non si vedeva da tempo, ieri sera l’Italia è scesa in strada inneggiando ai loro nuovi eroi, a dispetto o dimenticando per qualche momento il bruttissimo periodo appena trascorso.
Un’esplosione di felicità ha investito i tifosi, molti già radunati nelle piazze per guardare attraverso i mega schermi l’impresa dei “ragazzi della nazionale”.
Al termine della gara i consueti cori tra le strade, a volte – come a Roma – coperti a tratti da un velo di tristezza. Si perché tra i cartelli e le bandiere anche un omaggio a Raffaella Carrà, scomparsa improvvisamente poche ore prima della partita, all’età di 78 anni.
Per i tifosi ieri sera la bandiera italiana è diventata un totem in cui identificarsi come collettivo, un simbolo che unisce e che racconta la gioia collettiva di un popolo ritrovatosi in una società unita.
Come finirà?
Probabilmente ci sveglieremo primo o poi da questo sogno collettivo, capiremo che questi Europei sono solo un incanto passeggero, ripiomberemo nel buio del tempo che stiamo vivendo ma, per adesso: viviamo questo momento, ne abbiamo bisogno!






