Il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli si è spento alle ore 1.15 dell’11 gennaio presso il CRO di Aviano (PN) per “il sopraggiungere di una grave complicanza dovuta ad una disfunzione del sistema immunitario”.
“Il dovere delle istituzioni europee è di proteggere i più deboli” amava dire David Sassoli. cosi come amava citare spesso Jean Monnet: “Niente è possibile senza gli uomini, niente dura senza le istituzioni”. Un politico di spessore come pochi in Italia, un giornalista importante, un collega stimato ma principalmente un uomo gentile.
Un grande esempio per l’Italia e per l’Europa, un uomo tanto mite quanto appassionato, sino all’ultimo al servizio delle istituzioni e dei cittadini, fedele agli ideali della buona politica e negli ultimi anni emblema di un’Europa fieramente democratica, baluardo dei diritti e delle opportunità, inclusiva ed accogliente, contro ogni forma di muro, ingiustizia e discriminazione.
La redazione di Italia Report Usa si stringe intorno alla moglie Alessandra ed ai loro due figli. A loro il nostro (ed il mio personale) cordoglio.
Addio David!
Chi era David Sassoli
Nato a Firenze ma cresciuto a Roma, ha iniziato la sua carriera da giornalista partendo dal basso in piccole testate per poi passare in Asca e poi al Giorno, al Tg3 e al Tg1. Nel 2009 si candida all’Europarlamento con il Pd e non tornerà più indietro.
65 anni, cresciuto nel mondo del cattolicesimo progressista, era amico di famiglia di politici del calibro di Aldo Moro, Sergio Mattarella, Romano Prodi e Paolo Giuntella.
Comincia la sua carriera con piccole testate e con l’agenzia cattolica Asca quando, grazie a uno scoop su Gianni De Michelis a Parigi, nel 1985 entra alla redazione romana del Giorno, dove resterà per sette anni, prima di arrivare al Tg3 di Sandro Curzi. In quel periodo collabora al programma di Michele Santoro “Il rosso e il nero”. Si occuperà soprattutto di cronaca, tema al centro della sua prima conduzione in un programma del pomeriggio di Rai2. Infine, il Tg1, dove sarà inviato speciale, vicedirettore e volto del telegiornale per molti anni.
Si iscrive al neonato Partito democratico e Dario Franceschini, all’epoca segretario e suo vecchio compagno di militanza tra i giovani democristiani, lo candida alle elezioni europee del 2009. Ottiene oltre 400mila preferenze e diventa capogruppo del partito a Strasburgo e promette di “dedicare il resto della vita alla politica”.
Nel 2013 corre alle primarie per sindaco di Roma, dove si piazza secondo dietro Ignazio Marino (che vincerà le elezioni) e davanti a Paolo Gentiloni, che sarà poi ministro, premier e commissario europeo. Nel 2014 è confermato al Parlamento europeo ed eletto vicepresidente: mette d’accordo il gruppo dei socialisti, di cui fa parte, e quello dei popolari, con cui condivide radici e princìpi. Nel 2019 il terzo mandato, con l’elezione a presidente.
Nel suo discorso inaugurale aveva esortato a “rilanciare il nostro processo di integrazione, cambiando la nostra Unione per renderla capace di rispondere in modo più forte alle esigenze dei nostri cittadini e per dare risposte vere alle loro preoccupazioni, al loro sempre più diffuso senso di smarrimento. La difesa e la promozione dei nostri valori fondanti di libertà, dignità e solidarietà deve essere perseguita ogni giorno dentro e fuori l’Ue”, per recuperare “lo spirito di Ventotene e lo slancio pionieristico dei Padri fondatori, che seppero mettere da parte le ostilità della guerra, porre fine ai guasti del nazionalismo dandoci un progetto capace di coniugare pace, democrazia, diritti, sviluppo e uguaglianza”.





