Familiari di Sinéad O’Connor: “Sarebbe disgustata che Trump usasse le sue canzoni”
Il 26 luglio dello scorso anno è venuto a mancare uno dei volti femminili più conosciuti del pop mondiale. Sinéad O’Connor, irlandese classe 1966, conosciuta soprattutto per Nothing Compares 2 U. Il brano, come è noto, fu scritto da Prince ma scalò le classifiche soltanto grazie all’interpretazione dell’artista di Dublino. Proprio questa canzone nei giorni scorsi è stata utilizzata dal candidato repubblicano Donald Trump durante un evento elettorale nel Maryland. Un fatto che ha provocato la reazione dei familiari e della casa discografica, tutti collocati, come la cantante defunta, su posizioni anti-trumpiane.
Per questo gli eredi di Sinéad O’Connor e la casa discografica Chrysalis Records hanno diffidato il tycoon dal riprodurre ancora brani dell’artista irlandese. “Per tutta la sua vita – si legge in una nota congiunta – è ben noto che Sinéad O’Connor ha vissuto secondo un feroce codice morale definito da onestà, gentilezza, correttezza e decenza verso i suoi simili. È stato quindi con grande indignazione che abbiamo appreso che Donald Trump ha utilizzato la sua iconica performance di ‘Nothing Compares 2 U’ nelle sue manifestazioni politiche. Non è esagerato affermare che Sinéad sarebbe stata disgustata, ferita e insultata se il suo lavoro fosse stato travisato in questo modo da qualcuno che lei stessa chiamava diavolo biblico”.
I cantanti che hanno diffidato Trump dall’usare le proprie canzoni. Tra loro anche la famiglia Pavarotti
Non è la prima volta, del resto, che degli artisti protestano contro Trump per l’utilizzo delle proprie canzoni. Come riporta l’AGI, molte sono le star americane che in passato si sono scagliate contro il candidato repubblicano. Nel 2016, ad esempio, i Rolling Stones avevano fatto pressioni affinché non riproducesse la loro You Can’t Always Get What You Want. Ironicamente, Trump lo rifece nell’estate del 2020, con la storica rock band che ha minacciato azioni legali qualora dovesse ripetersi in futuro.
Nel 2018 The Donald era stato invece attaccato da Rihanna, dopo che in un evento repubblicano era stata trasmessa Don’t Stop the Music. Reazioni simili quelle avute da Adele e da Bruce Springsteen, da cui Trump nel 2020 aveva preso in prestito Born in the USA. Ma non manca neanche un simbolo della lirica mondiale, come il nostro Luciano Pavarotti, la cui famiglia ha chiesto a Trump di non riprodurre Nessun Dorma.
Il mondo della musica, come da tradizione, continua a schierarsi dunque contro il candidato repubblicano. Considerata la polarizzazione in atto negli Stati Uniti e una certa insofferenza dell’America profonda nei confronti del “jet set” costiero, non è detto che questo non faccia il gioco di Trump.





