Nuovo faccia a faccia Trump-Zelensky
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sarà venerdì prossimo alla Casa Bianca per un incontro con Donald Trump, dopo una serie di colloqui telefonici intercorsi negli ultimi giorni.
Secondo fonti diplomatiche, al centro del vertice ci sarà la possibile fornitura di missili Tomahawk a Kiev e la definizione di una nuova strategia occidentale per spingere Vladimir Putin al tavolo dei negoziati, in un momento in cui l’impulso del summit di agosto in Alaska sembra ormai esaurito.
Sul tema è intervenuto il segretario generale della NATO, Mark Rutte, che ha frenato sulle indiscrezioni: “Non è un argomento che abbiamo discusso oggi”, ha chiarito, rispondendo a una domanda sulla potenziale consegna dei Tomahawk da parte di Washington.
La reazione del Cremlino
Dal fronte russo è arrivata la replica di Dmitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza e voce sempre più dura del Cremlino.
“È stato ripetuto centinaia di volte, in modo chiaro anche per il tizio a stelle e strisce, che distinguere in volo un Tomahawk convenzionale da uno nucleare è impossibile”, ha dichiarato.
“E comunque – ha aggiunto – i lanci non sarebbero eseguiti dagli ucraini, ma direttamente dagli Stati Uniti, cioè da Trump. Come deve rispondere la Russia?”.
L’ex presidente ha poi concluso con un avvertimento: “Speriamo si tratti solo dell’ennesima minaccia a vuoto”.
Trump e la diplomazia della pace
Oltre alla retorica del Cremlino, Trump, forte del recente successo diplomatico in Medio Oriente, potrebbe ora concentrare la sua attenzione sull’Ucraina, nel tentativo di ottenere un nuovo risultato politico di rilievo.
“Quando si raggiunge la pace in una parte del mondo, si alimenta la speranza di pace anche altrove”, ha commentato Zelensky in vista dell’incontro.
“L’aggressione russa resta oggi la principale fonte di destabilizzazione globale. Se in Medio Oriente è stato possibile ottenere un cessate il fuoco, la determinazione dei leader internazionali può funzionare anche per l’Ucraina e per l’Europa. Questo obiettivo è realistico, e ci stiamo”.
Importazioni di energia russa: la doppia faccia dell’Europa
Sul fronte europeo, però, la situazione resta ambigua. Pur essendo tra i più convinti sostenitori di Kiev, diversi Paesi dell’Unione continuano a importare energia dalla Russia, alimentando indirettamente l’economia di guerra di Mosca.
Un’analisi di Reuters, basata sui dati del Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA) di Helsinki, rivela che sette Stati membri su ventisette hanno aumentato il valore delle importazioni di energia russa rispetto all’anno precedente, tra cui cinque che sostengono apertamente l’Ucraina.
La Francia ha incrementato gli acquisti del 40%, per un valore di 2,2 miliardi di euro, mentre i Paesi Bassi hanno registrato un aumento del 72%, fino a 498 milioni di euro.
Nel quarto anno di guerra, in sintesi, l’Unione Europea rimane così intrappolata in un paradosso: finanziare, seppur indirettamente, entrambe le parti del conflitto.





