I principali funzionari d’intelligence Usa riuniti
Ieri, lunedì 11 marzo, la direttrice dell’intelligence nazionale Avril Haines, il direttore della CIA William Burns e il direttore dell’FBI Christopher Wray si sono uniti ad altri leader dell’intelligence statunitense per discutere davanti al Senate Select Intelligence Committee le minacce alla sicurezza mondiale che affliggono gli Stati Uniti. Nel corso dell’udienza sono stati affrontati diversi argomenti. In primis, l’importanza del sostegno continuo all’Ucraina, la guerra tra Israele e Hamas e la concorrenza con la Cina. Hanno trovato spazio pure riflessioni sulla sicurezza al confine meridionale e sull’ingresso illegale di fentanyl negli Stati Uniti. Si è menzionata anche la minaccia rappresentata dall’intelligenza artificiale, la sicurezza elettorale e la lotta alla disinformazione. Il messaggio centrale lanciato dalla comunità dell’intelligence americana è che gli Stati Uniti devono affrontare crescenti sfide che derivano da un ordine globale sempre più fragile.
Il fronte ucraino
In base a quanto detto dai funzionari d’intelligence, il conflitto militare congelato tra Ucraina e Russia sta iniziando a sbloccarsi. E se gli Stati Uniti non riusciranno a fornire rapidamente altri aiuti militari, è probabile che la situazione conseguente si stabilizzerà a favore di Mosca. L’avvertimento arriva un mese dopo che il Senato americano ha votato a favore di una proposta di legge per inviare 60 miliardi di aiuti all’Ucraina. Tali fondi aiuterebbero l’esercito di Kiev a lottare per mantenere il controllo sui territori riconquistati dalle mani delle forze russe. Il disegno però non è mai stato sottoposto alla Camera, i cui deputati – per la maggior parte trumpisti – ritengono che sia il turno delle altre nazioni occidentali di sostenere l’Ucraina.
Quei 60 miliardi di dollari “sono assolutamente fondamentali per la difesa dell’Ucraina in questo momento”, ha affermato Haines. “La ritirata dell’Ucraina da Avdiivka e la lotta per evitare altre perdite territoriali hanno messo in luce l’erosione delle capacità militari dell’Ucraina senza aiuti militari esterni. Senza tale assistenza, è difficile immaginare come l’Ucraina sarà in grado di mantenere i progressi estremamente combattuti che ha fatto contro i russi” ha concluso. Le ha fatto eco il direttore della CIA William Burns secondo cui “gli ucraini non stanno esaurendo il coraggio e la tenacia. Stanno finendo le munizioni. E noi stiamo esaurendo il tempo per aiutarli”.
Gli sviluppi russi
Secondo l’intelligence americana i russi hanno perso circa 315mila soldati, e l’operazione militare in Ucraina ha galvanizzato la Nato, accelerando l’adesione di Svezia e Finlandia. Ma nessuna di queste sconfitte strategiche ha cambiato i piani del presidente russo Vladimir Putin, più radicato che mai. Il Cremlino è sempre più convinto che Stati Uniti e Europa vogliano limitare e indebolire il potere russo.
Il governo di Mosca è quindi propenso ad accrescere l’esercito e l’arsenale russo. Intende chiaramente investire più denaro nella produzione di munizioni e nell’acquisto di forniture militari dall’Iran e dalla Corea del Nord. A questo riguardo lunedì la CNN ha riferito che la Russia sembra sulla buona strada per produrre quasi tre volte più munizioni di artiglieria rispetto agli Stati Uniti e all’Europa, da utilizzare in Ucraina. “Rimaniamo preoccupati che Mosca possa mettere a rischio le norme globali contro l’uso di armi asimmetriche o strategicamente destabilizzanti, anche nello spazio e nel cyberspazio“, ha affermato Haines.
La tensione su Israele
I direttori dell’intelligence americana si sono detti preoccupati anche per il conflitto che sta distruggendo Gaza. Sono consapevoli che le forze armate israeliane continuano cercare di eliminare i combattenti del gruppo terroristico Hamas a dispetto degli avvertimenti delle Nazioni Unite e dei gruppi umanitari sull’impatto devastante delle loro operazioni sui civili.
Interrogato sull’ipotesi di un cessate il fuoco, Burns ha risposto: “Continueremo a lavorare duro su questo punto, ma credo che nessuno possa garantire un successo”. Dal suo viaggio in Medio Oriente, il direttore della Cia ha riportato poche speranze per l’accordo attualmente in esame. Il patto prevederebbe il ritorno di circa 40 ostaggi israeliani detenuti da Hamas in cambio di un cessate il fuoco di sei settimane. La tregua consentirebbe agli Stati Uniti e agli alleati di intervenire con aiuti umanitari indispensabili.
“Capisco la necessità di Israele, e il presidente [Joe Biden] lo ha sottolineato, di rispondere al brutale attacco subito il 7 ottobre, ma penso che dobbiamo anche essere consapevoli dell’enorme prezzo che questo ha comportato sui civili innocenti a Gaza”, ha detto Burns rispondendo al senatore repubblicano Tom Cotton.
Le conseguenze di Gaza
La direttrice dell’intelligence ha avvertito i legislatori che la crisi a Gaza ha “galvanizzato la violenza da parte di una serie di attori”. Ci si può quindi aspettare che “il conflitto di Gaza avrà un impatto generazionale sul terrorismo”. Almeno per ora, la Repubblica islamica dell’Iran e il suo proxy Hezbollah non sembrano intenzionati a sfruttare l’occasione dei combattimenti a loro vantaggio.
“Continuiamo a ritenere che Hezbollah e l’Iran non vogliano provocare un’escalation del conflitto che trascini noi o loro in una guerra totale”, ha detto Haines. Tuttavia, dei numerosi gruppi armati legati a Teheran alcuni sono diventati attivi e aggressivi. È il caso degli Houthi nello Yemen, che minacciano quotidianamente il traffico del Mar Rosso con continui attacchi a spedizioni internazionali.
Sinergie nemiche
La direttrice Haines ha infine sottolineato che le crescenti sinergie tra Cina, Russia, Iran e Corea del Nord sono osservate con particolare attenzione dalle agenzie di spionaggio statunitensi. “Questa crescente cooperazione e volontà di scambiare aiuti su questioni militari, economiche, politiche e di intelligence migliora le loro capacità individuali”, ha detto Haines. Ha anche evidenziato la preoccupazione che la Russia, impaziente di ottenere aiuti per combattere l’Ucraina, abbia fatto importanti concessioni al suo trio di amici – nemici degli Stati Uniti. Tali concessioni potrebbero indebolire significativamente la lotta alla proliferazione nucleare. Secondo gli esperti però, la poca fiducia e le persistenti rivalità tra i quattro Paesi potrebbero limiterebbero la loro cooperazione, mantenendola lontana da un’alleanza formale.