Gli USA accusano l’Italia di dumping
Pensavamo che le affinità politiche tra Roma e Washington ci schermassero, almeno parzialmente, dalle rappresaglie statunitensi in fatto di dazi. In questi giorni, tuttavia, gli USA hanno preso di mira uno degli alimenti più simbolici della nostra tradizione: la pasta.
Un colpo durissimo anche in termini economici, come spiegano gli operatori del settore. Negli Stati Uniti il singolo piatto di pasta, infatti, potrebbe raddoppiare il proprio prezzo.
Ad accendere la miccia è stato Il Dipartimento del Commercio USA. Questo ha aumentato del 91,74% il dazio precedentemente fissato al 15%. Il totale, insomma, sfiora il 107%. Il motivo? Le aziende italiane si macchierebbero di “dumping”, ossia di prodotti messi in commercio a costi inferiori rispetto a quelli di mercato. Un’accusa pretestuosa, evidentemente, ma non per questo meno dannosa.
La reazione della Farnesina
Immediata la reazione del Ministero degli Esteri. “La Farnesina sta seguendo il procedimento in corso sin da quando, a inizio settembre, il Dipartimento del Commercio statunitense ha pubblicato l’esito preliminare della sua indagine, che prevede l’imposizione da parte USA di dazi provvisori antidumping di oltre il 91%”, recita una nota del MAECI.
“Il Ministero degli Esteri – prosegue il dicastero – sta lavorando, in stretto raccordo con le aziende interessate e d’intesa con la Commissione Europea, affinché il Dipartimento USA riveda i dazi provvisori stabiliti per le nostre aziende. Il Ministero degli Esteri è intervenuto formalmente nel procedimento, come ‘Parte Interessata’, per il tramite dell’Ambasciata a Washington, per aiutare le aziende a far valere le proprie ragioni. Il Governo italiano auspica che da parte americana venga riconosciuta la correttezza e la piena volontà di collaborare dei nostri produttori con l’indagine in corso”.
Coldiretti: “Colpo mortale per la pasta italiana”
Sul tema è intervenuta anche Coldiretti, che ha definito la misura USA “un colpo mortale per la pasta italiana”.
“Un dazio del 107% sulla pasta italiana negli Stati Uniti avrebbe conseguenze devastanti per il Made in Italy. Secondo Coldiretti, raddoppierebbe il costo di un piatto di pasta per le famiglie americane, aprendo la strada ai prodotti ‘Italian sounding’ e colpendo duramente le imprese italiane del settore. Nel 2024 l’export di pasta verso gli USA ha raggiunto un valore di 671 milioni di euro. Un mercato strategico che, con un dazio di questa portata, verrebbe praticamente azzerato, cancellando anni di crescita e investimenti lungo l’intera filiera”.
“È uno scenario che va scongiurato ed è importante l’azione del Governo, con i Ministri Lollobrigida e Tajani, insieme all’ICE – ha dichiarato il Presidente dell’associazione di categoria, Ettore Prandini – Dobbiamo difendere e valorizzare la filiera della pasta, negli USA come in Italia, per non svendere una delle nostre eccellenze simbolo. Così come chiediamo il giusto prezzo per il grano italiano, riteniamo sia fondamentale garantire un giusto valore per la pasta. Le accuse di dumping americane sono inaccettabili e strumentali al piano di Trump di spostare le produzioni negli Stati Uniti”.