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Turchia e Grecia al centro del Mediterraneo: nuovi equilibri euro-atlantici

Dopo l'accordo di Ankara per i caccia Eurofighter e la svolta energetica di Atene, si ridisegna la mappa geopolitica del Mediterraneo, tra sicurezza, diplomazia e fonti energetiche.

George Labrinopoulos by George Labrinopoulos
Novembre 8, 2025
in Esteri, Politica, Ultimissime
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Turchia e Grecia al centro del Mediterraneo: nuovi equilibri euro-atlantici
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Tra la guerra in Ucraina, le tensioni in Medio Oriente e la crisi energetica europea, Turchia e Grecia assumono un ruolo sempre più strategico nei rapporti fra Europa, Stati Uniti e NATO.

Il primo segnale di questa evoluzione arriva dal dossier Eurofighter Typhoon, che ha riacceso i riflettori sulla politica estera turca, il rafforzamento del sistema di sicurezza, e sui calcoli strategici di Berlino e Londra.

Difatti, dopo gli annunci sull’acquisto da parte di Ankara di 20+20 caccia Eurofighter, la Turchia sembra essere tornata al centro dell’attenzione diplomatica europea. Germania e Regno Unito, due tra i principali partner dell’Unione, hanno mostrato un rinnovato entusiasmo nei confronti del governo di Recep Tayyip Erdoğan, in quella che molti osservatori definiscono una vera e propria fase di “corteggiamento politico”.

A Berlino, esponenti del governo hanno parlato apertamente di “fratellanza” con la Turchia: un linguaggio che non si sentiva da tempo nei rapporti bilaterali. Dietro a questo slancio, tuttavia, si nasconde l’interesse strategico di una parte dell’Europa che guarda ad Ankara come a un potenziale baluardo contro Mosca.

L’idea, neppure troppo celata, è che la Turchia possa tornare utile nel contenimento della Russia, soprattutto sul piano militare e logistico, in caso di un deterioramento del quadro di sicurezza in Europa orientale.

  • Ankara, l’alleato astuto
  • Grecia: tra fermezza e nuove alleanze
  • Gli Stati Uniti cambiano approccio
  • Energia e geopolitica: Atene nuovo hub del gas americano
  • Energia e nuove rotte strategiche
  • Un equilibrio in movimento

Ankara, l’alleato astuto

Ma questa “luna di miele” diplomatica, secondo molti osservatori politici, poggia su fondamenta fragili: la Turchia resta un partner difficile da inquadrare, fedele solo alla propria convenienza strategica. E gli esperti di geopolitica sottolineano che non è la prima volta che la Turchia gioca su due tavoli. Chi conosce bene la diplomazia sa che il Paese di Erdogan si muove con abilità da “astuto neutrale”

Durante la guerra in Ucraina, la Turchia non ha applicato pienamente le sanzioni occidentali contro Mosca, mantenendo rapporti economici e logistici con il Cremlino (Reuters, 12 agosto 2024). Ha continuato inoltre a dialogare con Hamas e altri attori regionali, confermando la sua linea di “equilibrio dinamico”.

Questa flessibilità le consente di restare rilevante, ma alimenta diffidenze tra gli alleati europei. Ankara punta a inserirsi nei nuovi programmi UE di sicurezza, come il SAFE (Security Action for Europe), ancora in discussione a Bruxelles, per ottenere accesso a fondi e partnership strategiche.

La Germania, che ha condiviso un’alleanza con l’Impero Ottomano durante la Prima guerra mondiale, sembra dimenticare come Ankara abbia sempre privilegiato la flessibilità tattica rispetto alla fedeltà alleata. Eppure, la memoria storica non impedisce a Berlino e Londra di rilanciare un dialogo strategico che rischia di rivelarsi fragile.

Ma se la Turchia guarda a Ovest, il suo storico rivale a Sud-Est — la Grecia — risponde con fermezza e nuove alleanze.

Grecia: tra fermezza e nuove alleanze

Le recenti dichiarazioni del ministro degli Esteri turco Hakan Fidan sul tema delle acque territoriali tra le attuali sei e le 12 miglia marine hanno riacceso la tensione con Atene, che le ha definite “provocazione alla propria sovranità” ribadendo la ferma volontà di non rinunciare a nessuna porzione di sovranità nazionale.

In risposta, quindi, il Paese ellenico rafforza il programma di cooperazione “3+1” con Cipro, Israele e Stati Uniti, consolidando un asse strategico basato su difesa, energia e commercio nel Mediterraneo orientale. Di fatto un piano di contenimento delle ambizioni turche.

Parallelamente, il programma SAFE (Security and Foreign Engagement), che mira a rafforzare la cooperazione tra Europa e Paesi partner nel Mediterraneo, rappresenta per Ankara un’opportunità economica e politica cruciale. La Turchia, consapevole della perdita di peso nei confronti della Grecia nel controllo aereo e marittimo dell’Egeo, tenta di ritagliarsi un ruolo attraverso questa iniziativa.

Gli Stati Uniti cambiano approccio

Nel frattempo, Washington ha modificato la propria visione nella regione: Grecia e Turchia non sono più trattate come un unico spazio strategico, ma come due alleati distinti con funzioni complementari, da valorizzare secondo priorità diverse.

La nuova attenzione americana verso Atene anticipa la prossima fase: la nascita di un hub energetico greco.

Energia e geopolitica: Atene nuovo hub del gas americano

In questo scenario, la Grecia, in particolare, sta assumendo un ruolo di primo piano nei programmi energetici americani: Atene è destinata a diventare un hub di transito per il gas naturale statunitense diretto in Europa, sostituendo progressivamente la dipendenza dal gas russo. La base navale di Souda Bay si prepara a ospitare in modo permanente asset della Sesta Flotta USA, mentre Cipro rafforza la propria cooperazione con Washington come punto di raccolta e potenziale base operativa per interventi in Medio Oriente.

Energia e nuove rotte strategiche

Sul fronte energetico, il progetto East Med, pensato per collegare Israele, Cipro e Grecia, ha incontrato per anni lo scetticismo degli investitori internazionali. Tuttavia, il più recente interconnettore del Grande Mare, insieme all’interconnessione elettrica con l’Egitto, sta ricevendo una valutazione positiva come possibile soluzione alla crisi energetica europea.

A rafforzare la centralità greca sono anche gli accordi con la compagnia Chevron per l’esplorazione del gas nella Zona Economica Esclusiva greca, che confermano il Paese come attore emergente nel mercato dell’energia mediterranea.

Ma la Grecia non è solo un nodo energetico: partecipa anche all’iniziativa IMEC (India–Middle East–Europe Corridor), un progetto sostenuto dagli Stati Uniti per creare un corridoio commerciale alternativo alla Belt and Road Initiative cinese.

Il 7 novembre 2025 la Grecia ha firmato il primo contratto di lungo termine per la fornitura di gas naturale liquefatto (LNG) dagli Stati Uniti, consolidando il ruolo dell’FSRU di Alexandroupolis come piattaforma energetica strategica per l’Europa (Reuters, 7 novembre 2025).

L’energia, insomma, diventa il nuovo linguaggio della politica mediterranea. Un intreccio tra energia e potere che porta alla ridefinizione degli equilibri nel Mediterraneo.

Un equilibrio in movimento

La geografia del potere nel Mediterraneo si sta ridisegnando in un quadro complesso, dove ogni attore mostra una fragilità che comporta una dipendenza.

La strategia della Grecia è avvicinarsi sempre più agli Stati Uniti. Consolidando un legame polito e militare con gli americani garantisce indubbiamente un maggiore peso nelle scelte regionali.

La Turchia, verosimilmente, appare marginalizzata nei piani trumpiani, ridotta a un ruolo di mediazione nel Medio Oriente, subordinato agli israeliani. Ma Erdogan guarda all’Europa e, attraverso il vecchio continente, secondo diversi analisti, prova a guadagnare terreno approfittando della crisi energetica e industriale.

Secondo diversi analisti internazionali, in questi area geografica vi è un equilibrio in movimento, ma dicerto si può affermare che il Mediterraneo è tornato ad essere un laboratorio geopolitico molto attivo, dove energia, difesa e diplomazia si fondono in un’unica strategia continentale.

La partita resta aperta — e il futuro equilibrio dipenderà da quanto Ankara e Atene sapranno trasformare la competizione in una coesistenza di interessi.

Tags: AteneerdoganEurofighterGeopolicaTurchia Grecia
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