Trump e la cruna dell’ago
Negli ultimi giorni abbiamo sentito tutto e il contrario di tutto. Non abbiamo dubbi che ciò sia imputabile a una precisa strategia di Trump, volta a non dare punti di riferimento agli avversari. Eppure una violazione così sistematica del principio di non contraddizione lascia perplessi.
Appena l’altro ieri il tycoon aveva chiesto provocatoriamente perché non avrebbe dovuto prendere in considerazione l’ipotesi di un cambio di regime in Iran. “Non è politicamente corretto usare il termine ‘cambio di regime’ – aveva scritto – ma se l’attuale regime iraniano non è in grado di rendere l’Iran di nuovo grande, perché non dovrebbe esserci un cambio di regime??? Miga!!!”.
Dopo le bombe sui siti nucleari iraniani questa dichiarazione aveva fatto pensare a un cambiamento radicale della politica estera trumpiana. Poi la sorpresa: il cessate il fuoco annunciato questa mattina contro ogni pronostico.
Cessate il fuoco confermato dalle parti ma poi offuscato da violazioni, a quanto sembra, reciproche (l’Iran nega però un suo coinvolgimento). “Non sanno cosa c***o stanno facendo”, ha detto Trump parlando ai giornalisti.
Nel mentre, per gli storici di domani, ha ribattezzato quella appena finita (o almeno si spera) “la guerra dei dodici giorni”.
Trump, inoltre, sembrerebbe essere riuscito in un’altra impresa: riportare all’ordine Netanyahu (il condizionale è d’obbligo, vista l’imprevedibilità dilagante e il rischio di venire sconfessati nel giro di pochi minuti).
“Israele non attaccherà l’Iran – ha scritto Trump su Truth – Tutti gli aerei torneranno indietro, lanciando un ‘saluto aereo amichevole’ all’Iran. Nessuno verrà ferito, cessate il fuoco in vigore! Grazie per l’attenzione a questa questione”.
E qui torniamo a un’altra violazione, non riguardo il cessate il fuoco ma, come evidenziato all’inizio, del principio di non contraddizione. Sì, perché oggi Trump ha escluso categoricamente il cambio di regime in Iran. A riportarlo è Bloomberg. Il tycoon avrebbe infatti dichiarato che i cambi di regime sono forieri di caos, scenario che gli Stati Uniti intendono assolutamente impedire, a differenza del passato.
Ad ogni modo, purché servano a fermare la guerra ed evitare un’ulteriore escalation, ben vengano le “montagne russe” di Trump.





