Ucraina, da Tajani un no deciso all’allargamento del conflitto
Da tempo le dichiarazioni pubbliche di alcuni leader occidentali appaiono incomprensibili. O meglio: irresponsabili. Temi come lo scoppio della terza guerra mondiale e l’utilizzo dell’atomica sono stati purtroppo sdoganati nel dibattito pubblico. Curiosamente la consapevolezza della tempesta in arrivo sembra essere piuttosto limitata. Per fortuna c’è chi prova ancora a buttare acqua sul fuoco. Non parliamo di Macron, che soffre evidentemente di un complesso nei confronti dell’antenato Napoleone, bensì del nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha speso parole di buon senso circa il nostro ruolo in Ucraina.
Che la situazione sul campo si stia mettendo male non è un mistero. Il pessimismo regna anche tra le sirene più atlantiste, impegnate fino a poco tempo fa a deridere la Russia e le sue capacità belliche. Il cordoglio e la volontà di aiutare l’Ucraina rimangono, sia chiaro. Ma da qui a volere uno scontro diretto contro Russia e Cina ce ne passa.
Per questo fanno ben sperare le dichiarazioni rilasciate oggi dal titolare della Farnesina alla cerimonia di apertura del Salone Nautico all’Arsenale di Venezia. “Non invieremo alcun soldato italiano a combattere in Ucraina – ha dichiarato Antonio Tajani – e tutti gli strumenti militari che forniamo devono essere utilizzati esclusivamente all’interno del territorio ucraino e non in Russia”. Una posizione equilibrata mentre molti falchi vorrebbero estendere la guerra al territorio russo, con ritorsioni difficili da prevedere. La Polonia, ad esempio, ha già dato il proprio assenso affinché Kiev utilizzi le armi fornite da Varsavia per colpire la Russia. Non solo, il ministro degli Esteri polacco non ha escluso l’invio di soldati. Gli Stati Uniti stanno discutendo sul medesimo argomento. L’Italia, per quanto possibile, tende a sfilarsi da una situazione che non vedrebbe vincitori ma solo macerie.
“Dobbiamo lavorare per la pace con buon senso e diplomazia – ha spiegato Tajani – essere ostinati e usare sempre un linguaggio prudente da tutte le parti quando si affrontano temi così delicati, in cui sono in gioco molte vite umane […] Vogliamo la pace, nessuna guerra globale, nessuna terza guerra mondiale”.