“L’Innovazione che parla italiano”: il bando del MAECI arriva alla sesta edizione
In un tornante in cui le nuove tecnologie assumono un peso sempre più rilevante, il Ministero degli Affari Esteri ha dato vita negli scorsi anni a un premio per le startup italiane all’estero. Si avvicina infatti la sesta edizione del premio L’innovazione che parla italiano. Questa è rivolta appunto a tutte quelle startup ad alto contenuto tecnologico fondate da connazionali e operanti all’estero.
Oltre che dal MAECI (Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese), l’iniziativa è promossa anche da PNICube, Associazione Italiana degli Incubatori Universitari e delle Business Plan Competition.
I soci fondatori o cofondatori di startup hanno tempo fino al 7 gennaio per presentare le proprie candidature. Questi i requisiti per partecipare: disporre di cittadinanza italiana; essere in possesso di una laurea; aver svolto in Italia almeno parte del percorso accademico (anche post-universitario); essere socio fondatore o co-fondatore di una startup innovativa a forte caratterizzazione tecnologica, fondata negli ultimi 5 anni e operante in un Paese straniero.
Il premio e le modalità di candidatura
A differenza di altre iniziative portate avanti dalla Farnesina in favore delle startup tricolore, L’Innovazione che parla italiano ha carattere essenzialmente simbolico. Il premio, infatti, consiste in una medaglia e in un diploma del MAECI. Il fatto che questi verranno conferiti nel corso della prossima Conferenza degli Addetti Scientifici, alla presenza del ministro Tajani, rappresenta un’opportunità preziosa di riconoscimento del lavoro svolto.
“La start-up tecnologica di riferimento – si legge sul bando – dovrà dimostrare di possedere un significativo potenziale di innovazione, con riferimento allo stato dell’arte sia nel Paese ospitante, sia a livello internazionale”.
“I criteri di valutazione rilevanti – prosegue il MAECI – saranno in particolare: la crescita registrata in termini economici, di raccolta di capitali di rischio ed occupazionale; il vantaggio competitivo dimostrato dalla start-up; il contenuto tecnico-scientifico e il grado dell’innovazione proposta al mercato; il profilo e le attività della start-up rispetto alla responsabilità sociale; il livello del contributo fornito dal candidato alla nascita e alla crescita della start-up; le ricadute già ottenute, o potenziali, sulla crescita socioeconomica dell’Italia”.






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