Sull’Ucraina si riaccende lo scontro interno alla maggioranza
Crosetto ci tiene a essere più realista del re. Questo almeno è quanto emerge dallo scambio di tweet con il senatore leghista Claudio Borghi. L’esponente del Carroccio, infatti, commentando ieri le tensioni tra USA e Venezuela, aveva ironicamente chiesto se, in caso di attacco a Caracas, l’Italia avrebbe dovuto inviare 12 pacchetti di armi al Paese sudamericano.
Il paragone, ovviamente, è con quanto accade in Ucraina e con la retorica di “aggressori-aggrediti”, utilizzata dalle cancellerie occidentali solo quando risulta funzionale a perseguire determinati interessi strategici.
A sorpresa Crosetto aveva commentato polemicamente il tweet. “No, puoi stare tranquillo Claudio – l’intervento del ministro – anche perché non hanno mai invaso una nazione per occuparne stabilmente il territorio con la scusa che alcuni parlassero inglese. È solo una tra le tante differenze con la Russia. Un’altra è il fatto che post come i tuoi, fatti in Russia in dissenso da Putin, non sarebbero possibili mentre in USA, come in Italia, sono benvenuti anche quando dicono cose diverse ed anche opposte”.
“Forse – concludeva Crosetto – come sostengono alcuni, questo consente alle varie autocrazie di avere più ‘efficienza’ rispetto alle democrazie ma io mi ostinerò a difendere il diritto di Claudio Borghi, e migliaia di altri che la pensano diversamente da me su tutto, di dire tutto ciò che gli passa in testa, sempre”.
Il fatto che il messaggio fosse accompagnato dall’emoticon con l’occhiolino, ovviamente, non depotenziava il carattere polemico del commento. Elemento non passato certo inosservato tra le opposizioni, con il senatore dem Filippo Sensi che ha invitato i partiti della maggioranza a chiarire la loro posizione in Parlamento.
La replica di Borghi
L’affondo di Crosetto non poteva passare senza risposta, anche perché, inevitabilmente, ha scatenato un ampio dibattito sia nel mondo politico che nel web.
“Io sinceramente sarei prudente a dividere le nazioni in buone o cattive – ha replicato Borghi – perché lo scivolo del ‘bombardare è buono, occupare è cattivo’ secondo me non porta a niente di produttivo. Quanto alla censura dei post allora che facciamo attacchiamo la Gran Bretagna? Ne riparleremo”.
In alcuni post polemici, infatti, Borghi ha condiviso alcuni casi di cronaca, accaduti nel Regno Unito, in cui la libertà di pensiero è stata repressa e perseguita dalle Autorità.
“Inviterei i miei alleati a una riflessione – ha spiegato Borghi in un altro tweet – discutere con me ci sta, io sono notoriamente uno che ama il confronto. È quando si viene incitati da Sensi che però dovrebbe sorgere qualche sospetto sulla validità della propria posizione”.
Il nodo dell’invio delle armi
Il senatore leghista ha poi spiegato, sempre tramite X, perché il Carroccio pur dichiarandosi contrario all’invio di armi abbia votato finora come il resto del governo. “Si è una coalizione e ci si adegua alla maggioranza (altrimenti saremmo un partito unico) ma come ogni cosa ci sono dei limiti. Di tempo e di modo. I miei sono stati spiegati un anno fa – ha scritto condividendo un suo intervento in Senato a gennaio – Non mi è chiaro se ALTRI lo abbiano fatto pubblicamente”.
“Se c’è una cosa che mi sono guadagnato con le mie forze e il mio lavoro – ha assicurato Borghi in un messaggio postato ieri notte – è proprio la libertà”.
Il senatore ha poi affidato a una breve intervista al Corriere della Sera le sue riflessioni in merito alla guerra in Ucraina e alla posizione della Lega. “Io me lo chiedo davvero: ma arriverà il giorno in cui ci diranno che sull’Ucraina avevamo ragione?”, chiede perplesso l’esponente del Carroccio.




