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Referendum dell’8-9 giugno: i precedenti e l’ostacolo quorum

Milioni gli italiani all'estero che hanno ricevuto il plico elettorale. Le opposizioni puntano sul referendum per indebolire l'esecutivo.


Redazione by Redazione
Giugno 5, 2025
in Politica, Ultimissime
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Elezioni
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Il referendum dell’8 e 9 giugno sarà un giro di boa per la politica italiana. Tra gli obiettivi delle opposizioni, non è un mistero, vi è anche quello di indebolire il governo e proporsi come alternativa. La luna di miele tra Meloni e il Paese, secondo gli esponenti del campo largo, sarebbe finita. Qualora non si raggiungesse il quorum, tuttavia, l’appeal dei promotori ne uscirebbe gravemente incrinato.

Affinché i referendum siano validi, lo ricordiamo, è necessario che partecipi almeno il 50% più uno degli aventi diritto. I contrari, dunque, punteranno proprio sull’astensione per far deragliare la tornata referendaria.

Anche gli italiani residenti all’estero hanno diritto a partecipare alla consultazione. Sono infatti circa 5 milioni gli iscritti all’AIRE che hanno ricevuto il plico elettorale per votare per corrispondenza. La loro partecipazione (o astensione) riveste dunque un’importanza non secondaria, soprattutto considerando il costante calo dell’affluenza che si registra in Italia. Dal 1999 a oggi, infatti, soltanto 4 referendum su 29 hanno superato la soglia necessaria: una netta inversione rispetto al periodo tra il 1974 e il 1998, quando ben 35 su 48 riuscirono a raggiungere il quorum.

Un ulteriore elemento di debolezza per questa tornata referendaria è rappresentato dalla bocciatura, da parte della Corte Costituzionale, del quesito sull’autonomia differenziata, che era tra i più rilevanti per l’opinione pubblica.

Vediamo quindi nel dettaglio quali sono i cinque quesiti che restano in campo, quattro dei quali riguardano il tema del lavoro.

Jobs Act: Il primo quesito si concentra sui lavoratori delle aziende con oltre 15 dipendenti, assunti dopo il 7 marzo 2015. Attualmente, se licenziati senza giusta causa, non hanno diritto al reintegro sul posto di lavoro. Il referendum propone di eliminare questo limite, restituendo al giudice la possibilità di disporre il reintegro.

Tetto ai risarcimenti: Il secondo riguarda le piccole imprese (meno di 16 dipendenti). Oggi se un lavoratore viene licenziato ingiustamente può ricevere un indennizzo massimo pari a sei mensilità. I promotori chiedono che questo tetto venga rimosso e che l’entità del risarcimento sia stabilita caso per caso dal giudice.

Contratti a termine: Il terzo referendum mira a rendere obbligatoria la motivazione anche per i contratti temporanei inferiori ai 12 mesi, cosa che attualmente non è richiesta.

Responsabilità negli appalti: Il quarto propone che, in caso di incidenti sul lavoro, anche l’azienda che affida un appalto sia ritenuta responsabile, e non solo chi lo esegue.

Cittadinanza italiana: L’ultimo quesito non riguarda il mondo del lavoro bensì la legge sulla cittadinanza. Attualmente, uno straniero deve risiedere legalmente in Italia per almeno 10 anni prima di poterla richiedere. Il referendum propone di ridurre questo periodo a 5 anni.

 


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