Biden e Trump senza rivali interni
Il voto delle primarie USA in altri 5 Stati conferma il trend delle scorse settimane. Biden e Trump non hanno dunque sfidanti nei rispettivi campi. Florida, Ohio, Illinois, Kansas e Arizona hanno infatti consegnato al presidente americano e al suo predecessore percentuali “bulgare”. Vediamole dunque Stato per Stato.
Per quanto riguarda Biden in Arizona e Illinois ha sbancato con il 90% dei voti. In Ohio e Kansas l’investitura è stata leggermente meno netta, con l’80%. In Florida, addirittura, i democratici hanno bypassato il voto, aggiudicando direttamente tutti i delegati all’inquilino della Casa Bianca. Scenario analogo per Trump. In Florida il tycoon ha infatti preso l’89%. In Illinois l’81%. Sempre con notevole stacco le vittorie in Ohio (79%), Arizona (77%) e Kansas (75%).
Entrambi i candidati hanno da tempo ottenuto il numero di delegati necessario per aggiudicarsi le primarie. Biden, infatti, dispone già di 2.488 delegati, ben sopra la soglia fissata dai dem, che ammonta a 1.968. Anche qui Trump non fa eccezione. I repubblicani presentano numeri diversi dai democratici: per diventare il candidato del GOP alla Casa Bianca occorrono 1.215 delegati. Trump ne ha già messi in cassaforte 1.623.
Da sottolineare comunque alcuni fattori che potrebbero complicare la strada dei due candidati. In Kansas, ad esempio, il voto di protesta in casa dem ha superato il 10%, mentre Dean Philips, sfidante di Biden in Ohio, ha conseguito il 13%. Percentuali contenute, che però potrebbero delineare un certo malcontento proprio in quegli Stati del Midwest così importanti nello spostare gli equilibri elettorali. Probabilmente la crisi in Medio Oriente non è estranea a questa disaffezione. Se Atene piange, Sparta non ride recita un noto proverbio. Un campanello d’allarme per Trump arriva infatti dall’Arizona, dove Nikki Haley, pur ritiratasi, ha comunque preso il 19%, a riprova della ritrosia di molti latinoamericani a votare per il tycoon. Si entra dunque nella fase finale delle primarie USA, che terminerà il 4 giugno per i repubblicani e l’8 giugno per i democratici. In attesa di capire che America sarà.