Arrivato alla XX edizione il Rapporto Italiani nel Mondo
La pubblicazione del Rapporto Italiani nel Mondo, realizzato dalla Fondazione Migrantes, rappresenta uno dei momenti più importanti dell’anno per quanto riguarda lo studio dell’emigrazione e della diaspora italiane.
Il rapporto è arrivato alla XX edizione, che è stata presentata oggi a Roma. 70 gli autori che hanno collaborato quest’anno, con 45 saggi ripartiti in cinque diverse sezioni. Numerosi, come da tradizione, gli spunti d’interesse.
A partire dal saldo migratorio, che ha visto dal 2006 a oggi una diminuzione di oltre 817 mila cittadini italiani. In 20 anni, infatti, sono stati 1,6 milioni gli espatri e 826 mila i rimpatri di nostri connazionali. Le partenze hanno riguardato principalmente la Lombardia, il Nord Est e il Mezzogiorno.
Per quanto riguarda il numero di italiani all’estero (o, ancor più precisamente, di quelli regolarmente iscritti all’AIRE), essi hanno raggiunto quota 6,4 milioni. Un’Italia fuori dall’Italia come l’hanno ribattezzata gli estensori, i quali hanno anche parlato di una “ventunesima regione”. In effetti vive ormai all’estero circa 1 italiano su 9.
Degno di rilievo anche il fenomeno migratorio interno. Nel decennio 2014-2024 circa un milione di connazionali ha abbandonato il Sud per trasferirsi nelle regioni centro-settentrionali. Il saldo migratorio complessivo, in questo caso, ha visto il Mezzogiorno “perdere” oltre 500mila persone.
“Dopo la crisi del 2008 – scrive la Fondazione Migrantes – gli espatri sono cresciuti costantemente, toccando nel 2024 il record storico di 155.732 partenze”. Da evidenziare, però, come tale picco sia figlio anche delle recenti sanzioni previste per chi non si iscrive all’AIRE. Queste hanno infatti convinto molti connazionali a iscriversi finalmente nell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero.
“L’Europa – spiega il Rapporto Italiani nel Mondo 2025 – resta il baricentro della mobilità italiana (76% degli espatri), con Regno Unito, Germania e Svizzera in testa. Negli anni però la mobilità si è fatta più circolare e complessa: si parte, si ritorna, si riparte. Accanto ai giovani, tra gli italiani residenti all’estero crescono anche le donne (+115,9% in vent’anni, dati AIRE) e gli over 50, spesso nonni o lavoratori che raggiungono figli e nipoti all’estero. Le costanti? Una spinta migratoria legata a fragilità strutturali del Paese e a un sistema bloccato (lavoro precario, disuguaglianze territoriali, riconoscimento del ‘merito’) ma anche una dimensione di scelta, curiosità e progettualità personale”.




