Manovra, chiesti 600 euro agli italo-discendenti per la cittadinanza

L'articolo 106 della Legge di Bilancio 2025 prevede un costo di 600 euro per gli italo-discendenti che vogliano richiedere la cittadinanza iure sanguinis. La denuncia delle associazioni: "Questa misura esclude i meno abbienti".

Palazzo Chigi manovra finanziaria

Ancora un ostacolo per gli italo-discendenti

Da tempo segnaliamo dichiarazioni e prese di posizione che ledono i diritti degli italo-discendenti. Un articolo contenuto nella Legge di Bilancio 2025 fa sorgere ulteriori interrogativi. Parliamo infatti dell’articolo 106, che è finito nel mirino delle associazioni di giuristi che seguono il tema della cittadinanza e del riconoscimento iure sanguinis. Secondo tale articolo, per presentare la domanda i discendenti dei nostri connazionali sparsi per il mondo dovranno spendere 600 euro.

L’allarme è stato lanciato in una nota congiunta dall’Associazione Giuristi Iure Sanguinis (AGIS) e dagli Avvocati Uniti per la Cittadinanza Italiana (AUCI). Come riporta l’Agenzia Internazionale Stampa Estero, le due associazioni la definiscono “una barriera ingiustificata, che trasforma un diritto in privilegio accessibile solo a chi può permetterselo, in contrasto con il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione”.

Un esborso di 600 euro penalizza in modo evidente gli italo-discendenti meno abbienti. Ciò riguarda in primis coloro che risiedono nei Paesi economicamente svantaggiati (pensiamo ad esempio al Sud America).

Per l’ennesima volta, inoltre, si assiste “a un clima di discriminazione crescente” che da diversi mesi colpisce coloro che vorrebbero ottenere la cittadinanza italiana grazie a qualche ascendenza tricolore. AGIS e AUCI specificano: “oltre all’onere economico, gli italo discendenti affrontano un clima di disinformazione e campagne mediatiche che li etichettano come ‘furbetti’ in cerca di passaporti europei. Questo doppio standard, che ora li dipinge come opportunisti, dopo aver celebrato proprio nel 2024, anno del turismo delle radici, il loro valore economico e culturale, mina la credibilità delle istituzioni italiane”.

Doveroso che la politica, soprattutto quella che si proclama più vicina alle radici e alla difesa dell’identità, corra ai ripari. Come richiesto dalle due associazioni forensi, occorre “correggere una misura iniqua e ad personam che ostacola un diritto fondamentale. Le istituzioni devono garantire una giustizia accessibile a tutti e una cittadinanza non subordinata al reddito”.

 

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