No dell’Italia all’ambasciatore israeliano legato ai coloni
La drammatica crisi in Medio Oriente richiede, soprattutto da parte europea, estrema prudenza. Lo scorso luglio, quando ancora non si era dunque verificato il raid del 7 ottobre e la successiva rappresaglia, la designazione del nuovo ambasciatore israeliano in Italia, Benny Kashriel, aveva suscitato più di un imbarazzo. Sì, perché la carriera politica di quest’ultimo è legata a doppio filo a quella dei famigerati insediamenti in Cisgiordania.
Ex sindaco di Maale Adumim, località situata oltre la Linea Verde fissata dalle Nazioni Unite, Kashriel è stato una figura di spicco del Consiglio Yesha, l’organismo di raccordo degli insediamenti ebraici. Oltre alla Farnesina, secondo le indiscrezioni riportate dai media israeliani, anche Mattarella avrebbe espresso la propria contrarietà ad un personaggio così compromettente.
Kashriel, nelle intenzioni iniziali di Gerusalemme, avrebbe dovuto sostituire l’attuale ambasciatore israeliano, Alon Bar, la prossima estate. Così aveva commentato la designazione Eli Cohen, ministro degli Esteri dello Stato ebraico: “L’Italia è uno dei più grandi e importanti alleati di Israele in Europa. Le relazioni tra i Paesi si fanno ogni giorno più strette e più forti. Benny Kashriel è stato sindaco di Ma’ale Adumim per 31 anni e ha portato la città a risultati senza precedenti e a una crescita incredibile. Sono sicuro che la sua esperienza e le sue capacità uniche contribuiranno a far progredire la cooperazione tra le nazioni in materia di sicurezza e stabilità regionale, nonché di economia ed energia”.
La fermezza italiana e la recrudescenza del conflitto israelo-palestinese, tuttavia, alla fine hanno reso il passo indietro inevitabile. Il quotidiano israeliano Ynet, infatti, ha riportato come lo Stato ebraico abbia ritirato definitivamente la nomina di Kashriel. Ciò di cui il governo Netanyahu non ha certo bisogno in questa fase, del resto, è inasprire i rapporti con i Paesi occidentali, soprattutto quelli storicamente più sensibili alla causa palestinese. Per uscire dall’impasse, Israele starebbe pensando a una “sostituzione”. Al posto di Kashriel, infatti, potrebbe giungere in Italia Yoni Peled, destinato inizialmente a Budapest. Viceversa, il candidato rigettato da Roma potrebbe andare in Ungheria.





